Sanihelp.it – Alla fine del 2004, l'Italia si collocava al terzo posto fra i paesi che giocano di più al mondo, preceduta solo da Giappone e Regno Unito. Il mercato italiano rappresenta il 9% di quello mondiale. Ma se analizziamo la spesa pro-capite, l’Italia ha il primato mondiale con oltre 500 euro a persona ( Zerbetto, 2008). Quella dei giochi d’azzardo è la quinta industria in Italia dopo Fiat, Telecom, Enel, Ifim.
Il gioco d’azzardo in Italia coinvolge maggiormente le fasce più deboli. Secondo i dati Eurispes 2005 nel gioco investe di più chi ha un reddito inferiore: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati.
Gioco d’azzardo non significa per forza gioco patologico; la stragrande maggioranza dei giocatori non ha nessun problema, ma le ricerche internazionali condotte per accertare il numero di giocatori patologici stimano dall’1 al 3% (a seconda che siano calcolati sull’arco della vita o sull’ultimo anno) la popolazione vittima del gioco patologico: in Italia ciò equivale a 700.000 persone in età di gioco. È interessante notare che le ricerche esistenti, fatte in Inghilterra, Spagna, Nuova Zelanda, Canada, USA, riportano in modo concorde tutte gli stessi risultati percentuali.
In aggiunta, tutte le ricerche dimostrano che la maggior quantità di giochi a disposizione (sia come numero che in termini di possibilità di accesso temporale) è direttamente proporzionale a un aumento del numero di popolazione che perde il controllo del gioco e che diviene giocatore problematico o patologico.