Sanihelp.it – «E pensare che, invece di quattro monete, potrebbero diventare domani mille e duemila! Perché non dai retta al mio consiglio? Perché non vai a seminarle al Campo dei miracoli?» – disse la Volpe». Sappiamo tutti come andò a finire questa storia: Pinocchio, persuaso dall’idea di arricchirsi in modo facile e immediato, diede retta al Gatto e alla Volpe e fu derubato dei suoi preziosi zecchini d’oro.
Fin da piccoli, attraverso questa e altre storie bellissime che fanno parte del nostro patrimonio culturale, riceviamo in modo inconsapevole dei solidi insegnamenti di educazione finanziaria. Infatti se perfino in una favola i soldi non possono crescere sugli alberi tantomeno può succedere nella realtà!
Anche in una delle più celebri opere della nostra letteratura, la Divina Commedia, c'è spazio per il gioco d'azzardo. Nel sesto canto del Purgatorio infatti Dante parla della zara, uno dei giochi più famosi nella Firenze del XIII secolo.
Zara deriva dall’arabo zarh e significa dado. Proprio da questo nome deriva la parola italiana azzardo e gambling è la traduzione inglese del termine.
Il gioco d’azzardo consiste nello scommettere denaro o altri beni sul futuro esito di un evento. In genere questo evento può essere un gioco di società come la roulette o l'ordine di arrivo di una gara, come le corse dei cavalli, ma in linea di principio qualsiasi attività che presenti un margine di incertezza si presta a scommesse sul suo risultato finale, e quindi può essere oggetto di gioco d'azzardo.