Sanihelp.it – La sua funzione biologica è quella di proteggere la pelle, ma pochi lo sanno. Al giorno d’oggi, infatti, l’abbronzatura viene considerata prevalentemente un fattore di abbellimento estetico, con conseguente smania di ottenere subito la tintarella desiderata, con metodi più o meno naturali purchè efficaci.
Così, anche se l’informazione in merito è sempre più precisa, molti tendono a sottovalutare gli effetti negativi di una prolungata esposizione ai raggi ultravioletti: scottature, eritemi, precoce invecchiamento della pelle, formazione di rughe, edemi e aumento del rischio di melanoma. E questi solo per ciò che concerne l’epidermide.
La causa di tutto questo va rintracciata nelle radiazioni solari, i raggi ultravioletti, che si distinguono in UVA, UVB, UVC.
Gli UVA, ultravioletti ad onda lunga, stimolano la melanogenesi (produzione di melanina con il rischio di formazione di macchie cutanee), penetrano in profondità nei tessuti e, anno dopo anno, danneggiano le strutture elastiche della pelle avviando un prematuro invecchiamento.
Gli UVB, ultravioletti ad onda corta, pur essendo percentualmente meno presenti sono i principali responsabili di eritemi e ustioni, perché agiscono in superficie e inoltre, col passare del tempo, possono portare alla formazione di tumori epiteliali.
Gli UVC, che fino a qualche tempo fa non destavano preoccupazione perché trattenuti dallo strato di ozono, diventano sempre più di attualità in quanto attaccano direttamente il nucleo cellulare.
Con una corretta protezione e alcune semplici regole, però, è possibile esporsi ai raggi senza paura… e godere solo il bello del sole!