Sanihelp.it – Il termine talassoterapia deriva dal greco, significa letteralmente cura (terapia) di mare (thalassa).
Sebbene la parola sia comparsa per la prima volta solo nel 1870, in un lavoro del medico francese La Bonnardière di Arcachon, le proprietà terapeutiche del mare per mantenere o riconquistare la salute sono note sin dall’antichità, come i benefici degli elementi che dal mare derivano e a esso sono strettamente legati: dalle alghe alla sabbia, fino all’aria e al sole.
I Fenici, i Greci, gli Egiziani e i Romani infatti non solo amavano immergersi nelle acque dei fiumi e del mare, obbedendo a un richiamo ancestrale dell’elemento primitivo, del ritorno all’utero, al liquido amniotico; ma amavano anche fare bagni di sole e aria. In Egitto ci si esponeva al sole per rinvigorire il corpo e purificare la pelle, a Roma per curare l’artrite e l’obesità.
Erodoto, Euripide, Ippocrate, Galeno, Platone, Aristotele e Cicerone scrissero sui benefici effetti dell'acqua di mare.
Nel XVIII secolo il dottor Charles Russell descrisse i benefici terapeutici dell'acqua di mare e utilizzò ufficialmente l'ambiente marino a scopo terapeutico nello stabilimento di Brighton in Inghilterra.
Il riconoscimento della talassoterapia come disciplina vera e propria arriva all’inizio del ‘900, a seguito delle ricerche di Claude Bernard e del biologo francese René Quinton, che dimostrarono l'affinità del pH e dei profili chimici dell'acqua di mare con l'ambiente liquido umano.
La talassoterapia viene lanciata definitivamente negli anni ‘70 dai centri benessere e termali che si affacciano sull’Oceano Atlantico. Da lì la metodica si è diffusa in tutto il mondo, tanto che oggi il potere ricostituente e rigenerante del mare è riconosciuto da tutti.