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Il parto cesareo in Italia e in Europa

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Sanihelp.it – I dati più recenti relativi al parto cesareo in Italia risalgono a un rapporto del Ministero della Salute del 2005, ma relativo agli ultimi dati del 2004. Nei paesi occidentali i dati percentuali sono aumentati negli ultimi anni, ma l’Italia ha più che raddoppiato il limite consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità del 15% rispetto al totale delle gravidanze.


La più alta proporzione è stata osservata, secondo il rapporto del 2005, in Campania dove raggiunge quasi il 60%, ma dati più recenti seppur ancora parziali, relativi ai primi mesi del 2008, indicano che questa percentuale è stata superata.

Al Nord, invece, le condizioni ottimali si verificano in Friuli Venezia Giulia al 23,3% e in Trentino Alto Adige (per la provincia autonoma di Bolzano al 23,1%), seguite dalla regione Toscana con il 26,8%. Nelle grandi città, come per esempio Roma, le percentuali possono raggiungere valori vicini all’80%.

Dati pubblicati recentemente confermano la collocazione delle Regioni del Sud al di sopra della media nazionale, con per esempio la Sicilia al 52,8%. Al Sud spicca anche la Puglia, con una percentuale del 45,8%.

Secondo il rapporto del Ministero della Salute, il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere, con una percentuale del 27,2% dei parti di madri straniere rispetto al 39,2% dei parti di madri italiane.

Il rapporto Euro-Peristat 2008, che si riferisce a dati del 2004, riferisce che il ricorso al taglio cesareo è inferiore nei Paesi del Nord Europa, quali Olanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, e in Paesi appena entrati nella Comunità Europea, come la Slovenia. Anche negli Stati Uniti e in Canada le percentuali sono nettamente inferiori rispetto all’Italia (rispettivamente 27,5% e 21,2%).

In generale, nei Paesi del Mediterraneo (non monitorati da questa indagine) i tassi di taglio cesareo risultano più elevati.


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