Advertisement
HomeNewsQuale parto per me?

Quale parto per me?

Speciale Parto

Sanihelp.it – Tutte le future mamme sognano di partorire in modo naturale e poi stringere subito tra le braccia il proprio bambino. Purtroppo, il parto naturale non è sempre possibile, e a volte la natura ha bisogno di un… aiutino.


Come si definisce il parto naturale? «Il parto è naturale quando l’evoluzione del travaglio avviene in maniera spontanea e regolare seguendo la normale curva della dilatazione cervicale e le spinte espulsive della donna e quindi la discesa della parte presentata si verifica in maniera naturale senza intervento da parte del medico o dell’ostetrica», risponde Paola Bombardieri, capo-ostetrica presso il reparto di Ginecologia Ostetricia dell’ Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano.

Altro concetto importante è quello di parto attivo. «In questo caso la donna è protagonista: sceglie le modalità e il luogo del parto (ospedale, casa di maternità, casa) attraverso la consapevolezza che il parto è un evento fisiologico, la fiducia nella capacità del proprio corpo, la libertà di movimento e l’utilizzo delle posizioni verticali – continua l’esperta – A volte in ospedale gli operatori sono troppo distratti dalla quotidianità del loro lavoro e dalla routine di alcune pratiche e la donna trova difficoltà a esprimere liberamente la propria emotività e istintività.

Secondo la scuola irlandese, inoltre, si parla di parto attivo quando si seguono delle procedure per incentivare il travaglio secondo linee guida ben precise».

In caso di gravidanza oltre il termine oppure in presenza di condizioni morbose che necessitano di anticipare l’espletamento del parto (diabete materno, ipertensione lieve o moderata, rottura prematura delle membrane, riduzione del liquido amniotico, riduzione o arresto della crescita fetale) si parla di parto indotto.

«In questo caso l’inizio del travaglio viene provocato da un intervento medico quale: amnioressi (rottura artificiale delle membrane), perfusione ossitocica (infusione venosa di ossitocina sintetica secondo un protocollo ben definito) oppure attraverso l’applicazione di un gel vaginale contenente prostaglandine», dice l’ostetrica.

In caso di induzione di travaglio i tempi possono essere più lunghi e la tollerabilità nei confronti delle contrazioni ridotta, in quanto le contrazioni provocate sono avvertite in maniera più accentuata dalla donna. Potrebbe essere utile avvalersi di metodiche di analgesia naturale (acqua, respiro, massaggio) o farmacologica (epidurale).


Infine, il parto pilotato avviene quando nel corso di un travaglio iniziato spontaneamente si rende necessario accelerare i tempi della fase dilatante, correggere un rallentamento evidente della dilatazione uterina oppure regolarizzare le contrazioni uterine nella frequenza e nella durata, attraverso la somministrazione endovenosa a lenta velocità di ossitocina diluita in soluzione fisiologica.

Video Salute

Ultime news

Gallery

Lo sapevate che...