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Veronica Ferraro difende la fecondazione assistita

Concepimento

Sanihelp.it –  «Possiamo ripetere insieme che i bambini concepiti con la fecondazione assistita sono uguali agli altri, la mia gravidanza è uguale alle altre e non sono incinta di un robot della Tesla?». Con queste parole, pubblicate con una storia su Instagram, l’influencer Veronica Ferraro ha risposto alle critiche più o meno velate che riceve da quando è in attesa del primo figlio, concepito con la fecondazione artificiale Fivet.


Come forse alcuni ricorderanno, Veronica ha deciso di intraprendere questo percorso lo scorso anno e di condividerlo passo passo con i propri follower, per far sentire meno soli quanti si trovano a intraprendere la stessa strada per avere un figlio. Ora l’influencer è al sesto mese di gravidanza, ma si trova quasi quotidianamente a ricevere messaggi che, come ha sottolineato lei stessa,  «possono risultare offensivi o ferire qualcuno perché implicano, anche se in modo non esplicito, che esistano gravidanze di Serie A e di Serie B, come se il modo in cui un bambino viene concepito potesse in qualche modo influire sul suo valore o sulla legittimità della sua esistenza».

Per Veronica la tecnica di procreazione è riuscita al primo tentativo, ma proprio perché consapevole di come molte coppie non siano altrettanto fortunate e debbano ricorrere alla’inseminazione più e più volte, con i costi emotivi ed economici che ciò comporta, ha voluto spendere una parola in più contro queste critiche: «Molte persone passano anni tra speranze, delusioni e sacrifici prima di riuscire ad avere un figlio e, ridurre tutto a un semplice ah ma loro hanno fatto l'inseminazione, è sminuente e ingiusto. C'è un sottotesto giudicante, come se la fecondazione assistita fosse un modo meno naturale di avere un figlio. Ma perché? È una soluzione medica a un problema biologico, esattamente come qualsiasi altro trattamento per la salute. Nessuno si sognerebbe di dire ah, ma lui ha curato la sua malattia con un farmaco con lo stesso tono con cui certe persone parlano di fecondazione assistita».

Anche la dottoressa Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in ginecologia, ostetricia e medicina della riproduzione, responsabile del Centro PMA di IVI Roma che ha seguito Veronica, ha scelto di intervenire sui social con un post: «La prima bambina nata grazie alla fecondazione assistita risale a quasi 50 anni fa, eppure sorprendentemente ancora oggi una donna che ricorre alla fecondazione assistita deve difendersi e giustificarsi per questa scelta. Una scelta estremamente personale e spesso sofferta. Veronica Ferraro ha sempre avuto il coraggio di usare i social per parlare della sua storia e del percorso di PMA che abbiamo intrapreso insieme in IVI. È stata d’esempio per tantissime coppie spaventate, confuse, ferite, a cui spesso ci si riferisce con termini inappropriati, poco empatici e a volte addirittura aggressivi. Come in questo caso. Gli attacchi che ha dovuto fronteggiare sono frutto di una società ignorante e cattiva, che non si rende conto della difficoltà anche psicologica di una coppia che si trova a dover fronteggiare una diagnosi di infertilità, una patologia esattamente come un’altra, che colpisce 50 milioni di coppie nel mondo e per la quale dovremmo sentirci legittimati a cercare una cura. Smettiamola di far sentire colpevolizzate e giudicate le persone che chiedono un aiuto alla medicina per realizzare il loro sogno di genitorialitá. Come giustamente ha detto Veronica, la sua, la mia e quella di tante altre donne, non sono gravidanze di serie B».

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