Sanihelp.it – Alla veneranda età di 79 anni, Robert De Niro è di nuovo papà. Lo ha annunciato lui stesso in un'intervista televisiva ad Entertainment Tonight Canada, per promuovere il suo ultimo film, About My Father, correggendo l'intervistatrice quando questa ha menzionato i sei figli noti dell’attore: «Sette, in realtà. Ho appena avuto un bambino» ha rivelato senza fornire ulteriori dettagli. Solo successivamente ha poi fatto sapere di essere diventato padre il 6 aprile di una bimba, Gia Virginia, avuta dall’esperta di arti marziali Tiffany Chen.
Se come padre over De Niro non fa quasi più notizia (ha avuto la sesta figlia a 68 anni), è comunque in buona compagnia. Mentre scriviamo, dai media americani giunge la notizie che Al Pacino, che ha spento 83 candeline lo scorso 25 aprile, starebbe per diventare padre per la quarta volta. Ma possiamo snocciolare diversi altri nomi di papà più o meno celebri che sono diventati padri – non necessariamente per la prima volta – in età più avanzata della media: Charlie Chaplin a 73 anni, Richard Gere a 71, Clint Eastwood e Rod Stewart a 66, Luca Cordero di Montezemolo a 63, Michele Placido, Flavio Briatore e Donald Trump a 60, Michael Douglas a 59, Alberto di Monaco, George Clooney e Luca Barbareschi a 56, Luca Zingaretti a 54 e Carlo Conti a 53.
La paternità tardiva fa certamente notizia quando riguarda personaggi noti (e quando l’età paterna è molto over), ma non è esclusiva delle celebrità. Abbiamo quindi rivolto alcune domande sul tema al dottor Francesco Gebbia, ginecologo, specialista in medicina della riproduzione alla Clinica IVI Roma.
Quando possiamo parlare di paternità tardiva? «La paternità tardiva si riferisce generalmente alla situazione in cui un uomo diventa padre a un'età più avanzata rispetto alla media. Si tratta però di un concetto che può variare a seconda dei contesti culturali, sociali e delle opinioni individuali» sottolinea l’esperto.
Davvero un uomo può diventare padre a tutte le età, se ha una partner giovane? «In teoria, un uomo può diventare padre a tutte le età se è fertile e ha una partner in grado di concepire. Tuttavia, l'età avanzata può portare a diverse difficoltà» precisa il medico. «Con il passare degli anni, la quantità e la motilità degli spermatozoi possono diminuire, aumentando il rischio di infertilità e quindi la difficoltà di concepire naturalmente. Anche eventuali problemi di salute spesso associati all’invecchiamento possono portare a una minore qualità dello sperma».
Secondo alcuni studi negli ultimi anni la concentrazione media di spermatozoi nello sperma ha subito un crollo vertiginoso, complici un errato stile di vita, fattori ambientali e comportamentali: quali allora potrebbero essere quei fattori in grado di favorire nell'uomo il mantenimento di una buona fertilità anche in età avanzata? «In generale, uno stile di vita sano può contribuire a migliorare o mantenere la fertilità maschile. È importante seguire una dieta equilibrata, evitare l'eccesso di alcol e fumo, fare esercizio fisico regolarmente. Anche una vita sessuale attiva può aiutare a mantenere la fertilità, infatti l'astinenza prolungata può ridurre la qualità dello sperma» prosegue l’esperto. «Non bisogna dimenticare, poi, che la prevenzione è fondamentale:sottoporsi a regolari controlli medici può aiutare a individuare tempestivamente eventuali problemi di fertilità e adottare le necessarie misure correttive».
Sussistono rischi per il nascituro, se il padre è anziano? «Con l'avanzare dell'età, può aumentare il rischio di problemi genetici negli spermatozoi, aumentando quindi la possibilità di anomalie cromosomiche nel bambino. Gli uomini possono infatti accumulare mutazioni genetiche nelle loro cellule spermatiche, determinate dal fisiologico invecchiamento. Questo aumenta il rischio di trasmettere mutazioni dei geni ai figli, ad esempio associate a disturbi dello sviluppo o a malattie genetiche» spiega il dottor Gebbia. «Si è osservato anche un’aumentata incidenza di deficit cognitivi o disturbi, come l'autismo e la schizofrenia. A seconda delle situazioni, si può valutare un trattamento di fecondazione assistita che preveda uno studio genetico pre-impianto degli embrioni».
Ci sono eventuali rischi anche per la gravidanza stessa? «Alcune ricerche suggeriscono che le gravidanze ottenute da padri meno giovani potrebbero avere un maggior rischio di complicanze, come il parto prematuro o il basso peso alla nascita. Proprio a causa delle possibili alterazioni genetiche negli spermatozoi, di cui parlavamo prima, potrebbe esserci anche un leggero aumento del rischio di aborto spontaneo. Comunque questi rischi sono considerati più bassi rispetto a quelli associati all'età avanzata della madre» sottolinea il ginecologo.
In caso di fecondazione assistita, l’età del padre quanto e come influisce sul suo successo? «L'età paterna può influire sulle possibilità di successo dei trattamenti di fecondazione assistita, ma in misura minore rispetto all'età materna» chiarisce il medico. «In uno studio condotto da IVI nel 2022, guidato dalla dottoressa Ana Navarro, ricercatrice presso la Fondazione IVI, e supervisionato dal dottor Nicolás Garrido, Direttore della Fondazione IVI, è stato indagato questo aspetto su un campione di 30.784 pazienti e 34.106 neonati, in cui l’età paterna presa in esame era compresa tra i 21 e i 54 anni. La conclusione è che l'età del padre non influisce sugli esiti ostetrici e perinatali nei trattamenti di riproduzione assistita con i propri ovociti. Ciò non toglie che, come detto, gli uomini meno giovani potrebbero avere una ridotta qualità del seme, una minora concentrazione di spermatozoi e una maggiore incidenza di anomalie genetiche nel liquido seminale, e per tale ragione la situazione dovrebbe essere studiata preventivamente».
Cosa consigliare quindi agli uomini che desiderano concepire un figlio in età avanzata? «Che si consultino con uno specialista in fertilità per valutare eventuali rischi o effettuare considerazioni specifiche legate all'età».