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Jodie Grinham vince bronzo e oro al settimo mese

Paralimpiadi

Sanihelp.it – Ai Giochi Olimpici di Parigi la sciabolatrice egiziana Nada Hafez ha gareggiato al settimo mese di gravidanza, arrivando fino agli ottavi finale. Alle Paralimpiadi anche l’arciera britannica Jodie Grinham ha gareggiato in dolce attesa al settimo mese, e per lei sono arrivate addirittura la medaglia di bronzo e quella d’oro: la prima il 31 agosto,  al termine di una giornata molto intensa in cui ha battuto per 142-141 la connazionale Phoebe Paterson Pine nella finale per il terzo e quarto posto del Compound Open donne, la seconda il 4 settembre, col collega Nathan Macqueen nella finale del mixed team compound.


Lo ha fatto pur potendo dare alla luce da un momento all'altro il bambino che aspetta, essendo incinta di 28 settimane e avendo già avuto, due anni fa, un figlio con parto prematuro di 7 mesi. Per questo a Parigi è stata  costantemente in contatto con un paio di cliniche per l'eventuale ricovero in caso di rottura delle acque.

«Uno dei miei obiettivi è sempre stato quello di conciliare il ruolo di madre con quello di atleta. Avere una famiglia non è così facile come pensa tanta gente, io in passato ho avuto tre aborti spontanei, e la cosa peggiore che potessi immaginare era di competere qui nei primi tre mesi di gravidanza. La paura di una nuovo aborto spontaneo mi avrebbe sicuramente condizionata» ha spiegato Grinham, atleta paralimpica per via di una malformazione congenita che nel suo caso è l'eccessiva brevità di tutte le dita della mano sinistra. «Invece ora che sono in stato interessante di 7 mesi l'unica cosa che può accadermi è di partorire qui. Certo avrei preferito rimanere incinta in un altro periodo, ma non è stato possibile separare la gravidanza dalle Paralimpiadi, e mi è andata bene. Così ora a prendere questa medaglia siamo stati in due. Sono super felice».

Tra gli adattamenti realizzati da Jodie per le Paralimpiadi, uno è stato quello relativo all'attrezzatura che utilizza per il tiro con l'arco. La britannica ha infatti cambiato la cintura utilizzata per riporre le frecce. Precedentemente posizionata all'altezza della pancia, è stata allargata e ora viene allacciata più in basso. Jodie è stata poi sempre monitorata durante l'allenamento e in gara, tramite un dispositivo che misura il suo battito cardiaco ed evita che mamma e bambino si stressino troppo durante le attività. Ma è stato necessario anche cambiare la routine: nel corso della sua carriera da atleta, Jodie si è abituata a trascorrere fino a 12 ore in piedi al giorno, a causa degli allenamenti e delle gare. Tale sforzo, tuttavia, diventa più difficile con la gravidanza. «Ho dovuto ridurre molto certi sforzi. Se voglio fare le 12 ore come in preparazione a Rio 2016 e per i Mondiali, poi ho bisogno di un pisolino di due ore. Tutto ciò si è conciliato bene con il calendario di Parigi, che ha previsto una sessione intermedia, una dopo pranzo e una al tramonto. Il mio corpo era preparato. Ma la cosa più importante sarebbe tornare a casa con un bebè in braccio perché questa è la conquista più bella della vita, più di una medaglia» ha concluso.

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FonteAnsa

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