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Suoni e musica nella pancia della mamma

Musicoterapia e vibranti emozioni prenatali

Sanihelp.it – Da Davide a Pitagora, da Orfeo ad Apollo, da Santa Ildegarda ai Sufi, l’uomo ha sempre cercato nella musica una chiave per accrescere il proprio benessere. Da allora, la musicoterapia si è affermata come vera e propria disciplina che studia e valorizza gli effetti del suono e della musica sulla salute umana.


Del potere terapeutico della musica si è parlato anche a margine del 59° Festival di Sanremo, con il meeting scientifico Musica e Bellezza, Note di Salute, nel corso del quale è stato affrontato anche il tema dell’applicazione terapeutica della musica in gravidanza per il benessere della mamma e lo sviluppo delle capacità sensoriali del bebè.

È scientificamente provato che dal quinto mese di gravidanza il feto è in grado di muoversi al ritmo della musica e di preferire determinate sonorità, in particolar modo quelle tipiche della musica classica. Le tecniche a ultrasuoni hanno dimostrato in tempo reale le attività spontanee fetali, il suo ritmo cardiaco e le sue variazioni agli stimoli e alle emozioni.

Alfred Tomatis, otorinolaringoiatra esperto in musicoterapia, osservò come i ritmi delle opere di Mozart si rapportavano in maniera sbalorditiva a quelli del battito cardiaco fetale. Da qui sviluppò la sua teoria sul cosiddetto effetto Mozart, dove la musica del compositore austriaco diventa vettore di armonizzazione, di dinamizzazione, di risveglio e di creatività.
Secondo gli esperti l’ascolto di questa musica in gravidanza ha numerosi effetti benefici sul nascituro, stimolandone memoria, capacità di concentrazione, coordinazione motoria e attitudini logico – matematiche. Piccoli geni insomma, già nella pancia della mamma.

Ulteriori studi sembrerebbero attribuire alla musica anche un potere rilassante sulla futura mamma che, facendosi cullare da dolci note, riuscirebbe a sopportare meglio lo stress e le ansie della gravidanza. Basta mezz’ora al giorno musica rilassante, secondo uno studio condotto presso l’università di Taiwan e pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Nursing, e la gravidanza scorre liscia senza grosse preoccupazioni.

Ma perché è così importante per il bambino ascoltare suoni piacevoli quando è ancora nella pancia della mamma? «Il feto, attraverso la percezione intrauterina, costruisce le basi neurochimiche della sua anima che sono alla base del concetto di individuo e di personalità – spiega il professor Franco Gorlero docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università di Genova e Primario della divisione di Ginecologia dell’ASL di Imperia, che è intervenuto al summit sanremese – Il suono intrauterino è un elemento primordiale e originario dell’essere, un archetipo della vita. Il feto riceve informazioni con una modalità sensoriale e le traduce in altre modalità sensoriali-percettive, nasce quindi il confronto tra percezioni soggettive e archetipi innati, confronto dal quale si formerà l’imprinting definitivo del neonato».

È dunque molto importante che la mamma parli con il bimbo che si trova nella sua pancia. «La voce della madre, creando la precoce relazione forte con il feto, condiziona l’esperienza futura del proprio bambino – dice ancora Gorlero – Ma c’è un ruolo fondamentale anche del padre nella formazione dell’apparato fisico-psichico del feto. Mentre i suoni uterini e la voce materna permettono al feto gradualmente di differenziarsi dall’ambiente fluido che lo avvolge e lo aiutano a plasmare una prima identità del sé, la voce del padre è il primo suono affettivo e vibrante che gli parla del mondo esterno, del fuori invitante della vita che lo attende».


La cantante francese M.L.Aucher ha dimostrato che mentre la voce materna, più acuta, risuona nella metà superiore del feto, affinando la sua coordinazione senso-motoria, la voce paterna, più bassa, stimola la parte inferiore del feto, facendo di lui un camminatore precoce e instancabile.

«In questo senso i futuri papà italiani dovrebbero prendere esempio dalla cultura gitana, secondo la quale il padre parla al suo piccolo per tutta la gravidanza, canta, suona, crea musica per il suo bambino – prosegue l'esperto – Sapendo che i bambini ne conserveranno memoria per tutta la vita, gli adulti cercano poi di riprodurla per calmare i neonati quando piangono, battendo con il dito a ritmo di binario su una superficie rigida e soffocando il ticchettio con un cappello per rendere il suono più ovattato, più simile alla musica intrauterina».

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