Sanihelp.it – Il latte materno è un bene di inestimabile valore. Ma mai come oggi, al pari di altri beni comuni, è minacciato dal profitto e dall’inquinamento e va pertanto difeso e salvaguardato. Per questo varie associazioni (ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente, IBFAN Italia, MAMI – Movimento Allattamento Materno Italiano, ACP – Associazione Culturale Pediatri, Minerva p.e.l.t.i. onlus, PeaceLink, Gruppo Allattando a Faenza, Mamme per la Salute e l’Ambiente onlus – Venafro, ANDRIA associazione scientifica) si battono per la difesa del latte materno da potenziali rischi di contaminazione.
Diverse sostanze tossiche sono presenti purtroppo ormai stabilmente nei nostri corpi e, attraverso la placenta e il latte materno, vengono trasmesse al bambino durante l’allattamento.
Parliamo di diossine, PCB (policlorobifenili), metalli pesanti, pesticidi e altri composti chimici che provengono da insediamenti industriali, inceneritori, ma anche da prodotti di uso quotidiano, spesso insospettabili.
Questo allarme non vuole disincentivare le mamme dall’allattamento al seno, anzi, gli studi a oggi effettuati in vari Paesi dimostrano che, anche in ambienti inquinati e quindi a parità di esposizione in utero, i bambini non allattati al seno hanno peggiori esiti di salute rispetto ai bambini che ricevano il latte materno anche se contenente sostanze tossiche.
Le associazioni chiedono quindi alle istituzioni di prendere provvedimenti, per esempio che sia effettuato un biomonitoraggio regolare e indipendente per la presenza di diossina e altre sostanze inquinanti, sia sul latte materno che sul sangue del cordone ombelicale, che siano messe al bando pratiche inquinanti quali l’incenerimento di rifiuti, che vengano diffuse pratiche virtuose quali la riduzione, il recupero e il riciclo dei rifiuti e infine che siano imposti vincoli normativi più rigidi a impianti produttivi come le acciaierie.
In attesa di una risposta dall'alto, ecco una sere di consigli per le neomamme che allattano:
1. Consumare cibi genuini, freschi e se possibile prodotti lontano da siti industriali, discariche e inceneritori e senza utilizzo di prodotti chimici, se possibile biologico.
2. Limitare il consumo di carni, pesce, uova, latte (essendo all’apice della catena alimentare, sono i più contaminati) e cercare di eliminare il grasso della carne, dove si concentrano inquinanti liposolubili come la diossina.
3. Preferire carni e uova biologiche, allevati lontano da inceneritori, cementifici, industrie metallurgiche, acciaierie e insediamenti industriali in genere.
4. Preferire pesci piccoli (quelli più grandi sono all’apice della catena alimentare), in particolare il pesce azzurro (ricco di sostanze benefiche per la salute della donna in gravidanza e del feto).
5. Preferire frutta e verdura biologica. Se non è possibile, lavarla bene e togliere la buccia.
6. Evitare bruschi cambiamenti di peso, come ingrassare troppo durante la gravidanza e diete dimagranti dopo il parto, che immettano nel sangue all’improvviso maggiori quantità di fattori inquinanti liposolubili, come i PCB.
7. Evitare di fumare sigarette e di bere alcol poiché i livelli dei fattori inquinanti più elevati sono stati rilevati nelle persone che fumano.
8. Evitare l’uso di pesticidi (insetticidi, diserbanti, fungicidi) e di sostanze chimiche in generale, in casa, nel giardino e sull’erba.
9. Non utilizzare cosmetici realizzati con materie prime contaminate. Per lenire eventualmente capezzoli dolenti o il dolore da ragadi durante l’allattamento, utilizzare soltanto lanolina di qualità medica.
10. Fare attenzione ai prodotti che si utilizzano per la pulizia della casa, il bucato, l’igiene personale: aceto, bicarbonato, acido citrico e sapone naturale possono evitare l’utilizzo di prodotti chimici.