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Una cura naturale per la rinite della gravidanza

Nuova cura a base di acido ialuronico

Sanihelp.it – Può essere confusa con un semplice raffreddore: naso chiuso, secrezione abbondante di muco, starnuti a raffica, prurito al naso, voce nasale, se appaiono in gravidanza, potrebbero segnalare un problema chiamato rinite gravidica. Si riscontra nel 60% delle donne in dolce attesa. I sintomi, generalmente non gravi, sono  piuttosto fastidiosi e possono disturbare gli ultimi mesi della gravidanza.


«Il problema delle riniti indotte dalla gravidanza è tendenzialmente sottostimato a causa di una scarsa conoscenza del fenomeno e anche perché viene generalmente confuso con il banale raffreddore. I medici concordano nel dire che si può parlare di rinite gravidica in presenza di una congestione nasale che si manifesta in assenza di altri indici di infezione delle vie respiratorie (sia di tipo virale che di tipo batterico) o cause di origine allergica.

A causare la rinite gravidica sono gli ormoni, estrogeni e progesterone: avrebbero un effetto sull’aumento della vascolarizzazione e delle secrezioni ghiandolari che causano il gonfiore della mucosa nasale e la sua congestione».

«Il nostro gruppo di ricerca – spiega Elena Cantone, specialista in Otorinolaringoiatra presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Federico II di Napoli – ha dimostrato che c’è una differente concentrazione di ormoni sessuali e dei loro recettori sulla mucosa nasale nelle varie fasi ormonali della donna e in particolare nel periodo della gravidanza.

La rinopatia gravidica e i sintomi correlati dipendono sia da un effetto diretto degli ormoni sessuali sulla mucosa nasale, sia da uno indiretto, che determinerebbero una variazione di concentrazione locale dei recettori per gli ormoni e di alcuni neurotrasmettitori. L’effetto finale è un aumento della vascolarizzazione e delle secrezioni ghiandolari, che determina uno stimolo continuo sulla mucosa nasale causa di gonfiore e congestione». 

Come affrontare un problema tanto fastidioso senza ricorrere ai farmaci cortisonici, antistaminici o vasocostrittori, sconsigliati in gravidanza? «Lavaggi nasali con soluzioni fisiologiche possono aiutare – dice la specialista – In aggiunta, recentemente, si è rivelato efficace e privo di controindicazioni il trattamento con nebulizzazioni nasali di acido ialuronico, che non solo migliora la sintomatologia specifica, ma agisce anche idratando la mucosa nasale e fluidificando le secrezioni». 

L’acido ialuronico ad alto peso molecolare, disponibile in farmacia come sodio ialuronato in fiale allo 0,3%, consente l’eliminazione dei sintomi e il miglioramento della qualità della respirazione. Esso ha la capacità di idratare le mucose, dando sollievo a bruciore e prurito, e, al tempo stesso, migliorando il battito ciliare che consente l’eliminazione del muco. Non ha rischi: l’acido ialuronico è una sostanza del tutto naturale, presente nell’organismo e in grande parte nella placenta.


In uno studio condotto dall'Università dell’Insubria di Varese, pubblicato nel 2013, è stato dimostrato che, alla fine del trattamento con aerosol di sodio ialuronato, più del 55% dei malati non era più affetto da rinite.

«La rinite gravidica – conclude Sandro Gerli, ginecologo, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Perugia – non è di immediata identificazione, ma il trattamento dovrebbe essere il più possibile precoce e adeguato. La respirazione nasale insufficiente può ridurre la qualità di vita della mamma e ripercuotersi sul feto. Studi scientifici hanno dimostrato un aumento del rischio di ipertensione gestazionale, ritardo di crescita intrauterina e minor benessere neonatale alla nascita». 

Mantenere il naso libero è importante perché consente a questo organo di svolgere al meglio la sua funzione di filtro dell’aria inspirata da impunità, virus e batteri, al contrario il ristagno di muco che si verifica con la rinite, facilita le infezioni. 

Con il parto e con il conseguente ritorno alla normalità delle concentrazioni ormonali, anche i sintomi della rinite gravidica generalmente regrediscono spontaneamente entro due settimane. Solo in rari casi, permangono e tendono a cronicizzare.

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