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Meningite: perché è meglio vaccinarsi

Giornata Mondiale contro la Meningite

Sanihelp.it – In tutto il mondo, in base ai dati forniti dall’OMS, le infezioni da pneumococco uccidono annualmente un milione e 600 mila persone, di cui circa un milione sono bambini: questi dati pongono tali infezioni come la prima causa prevenibile di morte in età pediatrica.


Nei Paesi che hanno adottato la vaccinazione antipneumococcica nei propri programmi di immunizzazione nazionale, come l’Italia, è stato possibile arginare questa emergenza. L’impiego del vaccino eptavalente, che consente la protezione da 7 sierotipi dello pneumococco, consente infatti di ridurre del 95% l’incidenza di patologie invasive da sierotipi vaccinali, come meningite e sepsi, che possono portare a morte o a invalidità permanenti.

Analogamente, protegge dalle infezioni pneumococciche non invasive, polmonite e otite in particolare, magari meno gravi ma certamente più frequenti, per le quali sono spesso necessari ricoveri ospedalieri e lunghe terapie antibiotiche.

Per questo motivo l’OMS considera una priorità includere questo vaccino nei programmi di vaccinazione nazionali di tutto il mondo: di questo si è parlato in occasione della Giornata Mondiale contro la Meningite del 25 aprile e della 4° Settimana dell'Immunizazzione, in un incontro tra i maggiori esponenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, del Ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di Sanità presso la New York University a Firenze.

Parlando dei nuovi vaccini attualmente in fase di registrazione, si sono stabiliti i criteri fondamentali che queste nuove formulazioni dovranno rispettare. Il primo fondamentale criterio è il correlato di protezione, termine con cui l’OMS ha fissato la concentrazione minima di anticorpi (0.35 microgrammi per millilitro) che deve essere rispettata da tutti i vaccini per offrire protezione non solo nei confronti del singolo soggetto vaccinato ma anche e soprattutto della collettività.

È inoltre essenziale che il nuovo vaccino abbia almeno la stessa efficacia e sicurezza di quello già a disposizione della Sanità Pubblica, ma deve anche offrire protezione verso i sierotipi emergenti, coprire un’ampia gamma di patologie, essere compatibile con i calendari vaccinali e associabile ad altri vaccini.
 Sono quindi quattro gli elementi fondamentali per l’introduzione di un nuovo vaccino contro lo pneumococco nel calendario vaccinale: epidemiologico, immunologico, clinico e pratico. Una prova che finora il vaccino eptavalente esistente sul mercato ha ampiamente superato. E che dovranno superare i nuovi vaccini che avremo presto a disposizione, uno contenente 10 sierotipi e un altro con 13.
Questo il futuro della vaccinazione pneumococcica. Il presente è comunque ancora il vaccino eptavalente che, oltre al suo comprovato profilo di efficacia, è inoltre assolutamente ben tollerato.

Fino a oggi sono state somministrate più di 230 milioni di dosi e la proteina Carrier utilizzata è stata impiegata in più di 300 milioni di dosi, senza produrre effetti collaterali. Senza contare che ha dato prova di comparabile efficacia anche nella schedula di somministrazione a tre dosi, più comoda e costo-efficace, rispetto a quella che ne prevede 4, tuttora impiegata in altri Paesi come gli USA.
Infatti, anche nella forma di somministrazione a tre dosi (2 di ciclo primario + una dose di richiamo) il livello di anticorpi raggiunto a un mese dal termine del ciclo primario risulta superiore al livello di 0.35 microgrammi per millilitro, la concentrazione anticorpale definita dall’OMS come correlato di protezione.


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