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Merendine per bambini: sai quello che scegli?

La parola agli esperti

Sanihelp.it – A oggi le merendine sono la terza categoria di prodotti (23,2%) per la merenda di bambini e ragazzi, dopo frutta e yogurt (36,4%), gelato (25,3%) e prima dei dolci preparati in casa (17%). Tutte vengono chiamate merendine, ma a volte la distanza tra un prodotto e l’altro è davvero grande. A partire dalla dose. Se la merendina italiana, come dice la parola, è una piccola porzione dal peso medio di 34 grammi, non si può dire altrettanto delle sue parenti inglesi e americane, che pesano rispettivamente quasi il doppio (66 g) e più del doppio (81 g). 


È quanto emerge dai risultati del primo studio comparativo commissionato da Aidepi (Associazione Industriali Del Dolce e della Pasta Italiani) alla Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare. Erede della tradizione dei dolci fatti in casa dalla nonna, la merendina italiana contiene 5,7 grammi di grassi, dei quali solo 2,1 grassi saturi, 9 grammi di zuccheri, per un contenuto calorico a porzione pari a 136 kcal. Il contenuto calorico per porzione delle merendine italiane rappresenta una percentuale tra il 5% e il 10% del fabbisogno calorico giornaliero della merenda dei bambini dai 7 ai 12 anni, in linea con le raccomandazioni fornite dalla società italiana per la Nutrizione Umana (SINU).   

Al confronto una merendina inglese comporta l’assunzione di quasi 12 grammi di grassi (il doppio rispetto all’Italia), dei quali 5,2 grassi saturi, ma soprattutto 19 grammi di zuccheri (anche qui il doppio rispetto a noi) e ben 251 kcal.  Ancora peggiore la situazione negli USA. La super porzione di 81 grammi comporta 16 grammi di grassi, dei quali quasi 6,6 grassi saturi (3 volte le merendine italiane), circa 26 grammi di zuccheri e 344 kcal (2 volte e mezzo più delle nostre merendine).   

Negli ultimi 10 anni l’industria dolciaria italiana, grazie a un impegno condiviso con il Ministero della salute, ha ridotto nelle merendine il contenuto di zuccheri (-30%), grassi saturi (-20%) e contenuto calorico (-21%), eliminando gli acidi grassi trans. Afferma Evelina Flachi, nutrizionista a presidente della Fondazione: «Le merendine italiane oggi sono migliorate da un punto di vista nutrizionale rispetto al passato e costituiscono una delle alternative per lo spuntino di metà pomeriggio, che ha il suo caposaldo nel consumo di frutta di stagione, ricca di fibre, di vitamine e di sali minerali».

Un appuntamento che non va mai saltato. «Distribuire l’alimentazione quotidiana in un certo numero di pasti – afferma il professor Marcello Ticca, libero docente e specialista in Scienza dell’alimentazione – è consigliabile per il benessere generale dell’organismo. Chi consuma la stessa dieta ma distribuita su 5 pasti finisce per avere livelli minori di colesterolo nel sangue, una glicemia e un’insulinemia più basse, una migliore tolleranza al glucosio, minore peso corporeo e minore adiposità, quindi minore rischio di malattie cardiovascolari e di diabete

Lo spuntino di metà mattina non debba essere eccessivo al fine di evitare di arrivare al pranzo con poco appetito, ma è utile per un miglior rendimento nelle ultime ore della mattinata. Quello di metà pomeriggio è ancora più importante e deve servire, per esempio, per non cadere in atteggiamenti tipici dei  giorni nostri, come la spasmodica ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, di qualunque cosa si tratti, prima di cena quando si rientra a casa».

La conclusione degli esperti è che le merendine distribuite nei supermercati non vanno demonizzate a prescindere: difficilmente il loro apporto calorico supera i valori consigliati, ma bisogna leggere attentamente l’etichetta nutrizionale e calibrare gli altri pasti della giornata di conseguenza, così da bilanciare gli zuccheri e le calorie assunti, anche in base al livello di attività del bambino. Via libera a una merendina ogni tanto, purché il resto della settimana ci sano anche spuntini alternativi come frutta secca e fresca, un panino leggero o magari un dolcetto fatto in casa con poco zucchero. Discorso a parte per i succhi di frutta e le bibite industriali, il cui consumo andrebbe per quanto possibile limitato. 


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