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Smartphone-mania: quanto conta l’esempio dei genitori

La risposta più frequente? Un attimo!

Sanihelp.it – Secondo una recente ricerca dell'Associazione Nazionale Di.Te. condotta su 2.000 adolescenti e adulti, un attimo è la risposta che viene data dal 38% dei grandi intenti, a smanettare con lo smartphone, ai figli che chiedono le loro attenzioni. Il 22% risponde con Cosa?, il 15% non alza la testa dalla schermo ma rassicura con Ti sto ascoltando, il 12% promette Ora arrivo, l'11% sbuffa borbottando un faticoso Dai, ho appena preso il cell in mano e il 2% esclama Dimmi!. Parole che rivelano quanto (e come) le distrazioni digitali da smartphone allontanino dalla relazione emotiva con i figli e dall'ascolto dei loro bisogni. 


«Si tratta di incoerenza digitale – afferma Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione Nazionale Di.Te. – Se i ragazzi riescono a fare più cose contemporaneamente, magari in modo approssimativo ma le fanno, i grandi quando sono concentrati sui loro schermi, difficilmente prestano attenzione ad altro. D'altronde, è comprensibile. I ragazzi sono nativi digitali, mentre gli adulti sono emigrati digitali e in alcuni casi tardivi digitali, perché non riescono a integrarsi con le nuove tecnologie».

Ma, sottolinea Lavenia, questo atteggiamento dei genitori «fa sentire i figli non considerati. Possono percepirlo come una disconferma, ossia un allora io per te non esisto, non valgo la tua attenzione, e ritirarsi lentamente in loro stessi». Questo, va anche a scapito della fiducia in sé e dell'autostima dei figli. 

Quando poi sono i genitori a chiedere l'attenzione dei figli colti davanti allo schermo dello smartphone, piovono giudizi. I ragazzi affermano che il 45% degli adulti utilizza l'incipit Sempre con quel cellulare in mano, mentre il 20% impone Spegni subito, il 12% ricorda Quante volte ti ho detto che non devi usare il cell a tavola, il 13% interroga per sapere Con chi parli sempre?, l'11% Cosa stai facendo al cell? e il 9% minaccia Se continui così ti prendo il cellulare!.

«Dovremmo cercare di comprendere cosa stanno facendo i ragazzi con i loro smartphone e in rete. Non è minacciando o imponendo soluzioni che si risolve il problema. Servono regole condivise, curiosità per attivare quella dei ragazzi a dare spiegazioni, momenti di detox da stabilire insieme. La distanza digitale sta creando una distanza relazione e prima che la situazione sfugga di mano è bene ritrovare un contatto», suggerisce Lavenia. 

E i ragazzi piegati sullo smartphone cosa rispondono ai genitori? Il 55% replica con L'ho appena acceso, il 16% si giustifica dicendo Mi stavo annoiando, l'11% giura che Sto solo ascoltando musica, l'8% promette Un attimo e spengo, il 6% confessa che Ero nervoso/a e il 4%, probabilmente assordato dalla musica chiede di ripetere con Cosa?. «L'identità dei ragazzi passa anche dallo smartphone: ne dobbiamo prendere atto. Dobbiamo cercare di comprendere cosa fanno con questo strumento e non giudicarli a priori, aiutarli a trovare l'equilibrio tra shermo e realtà, fare in modo che le loro emozioni non siano più dissociate dal corpo, come spesso purtroppo accade», conclude Giuseppe Lavenia. 

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