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Come insegnare la resilienza ai bambini

La parola all'esperta

Sanihelp.it – L’esperienza Covid19 ci insegna che i genitori capaci di autoregolazione emotiva riescono meglio a tutelare i bambini dall’insorgere di problematiche psicologiche e comportamentali conseguenti a situazioni stressanti.


Anche una recente ricerca condotta dall’Irccs Gaslini di Genova lo conferma. Rivela che il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali nei figli nella fascia d'età zero-sei anni (aumento dell’irritabilità, paura del buio, risvegli notturni, difficoltà di addormentamento, disturbi d’ansia, inquietudine, ansia da separazione) è legato in modo significativo al grado di malessere con cui i genitori hanno vissuto l’esperienza traumatica, ossia più numerosi e importanti erano i segnali di stress nei genitori, maggiori erano i comportamenti disturbati nei bambini. Si tratta di adulti che non hanno imparato la resilienza da bambini.

«Studiando il concetto di autoregolazione emotiva su più di 12.000 bambini, abbiamo potuto constatare che durante la prima infanzia inizia la costruzione della resilienza – commenta Margherita Fassari, Psicologa dello Sviluppo e Direttrice Alta Scuola di Formazione di Crescere Insieme Esperia – Sono i bambini che si sono autoconsolati, che hanno costruito dagli errori, che hanno reagito alle frustrazioni che diventeranno adulti resilienti e capaci di autoregolazione emotiva».

La resilienza è la capacità di un oggetto di ritornare alla sua forma originaria dopo essere stato sottoposto a una forza esterna che ha cercato di modificarne le caratteristiche. In ambito psicologico indica la capacità di stare bene, guardare al futuro con realtà e ottimismo, mantenere un senso di controllo sulla propria vita, anche dopo il verificarsi di un evento fortemente stressante, solitamente negativo, a grande impatto emotivo e affettivo.

I bambini imparano a essere resilienti all’interno di un contesto in cui ci sono adulti in grado di regolare le proprie emozioni (che non significa imbottigliarle o negarle), attenti al benessere dei ragazzi e ai segnali che mandano, che trattano bambini e adolescenti con rispetto ed empatia, offrendo supporto emotivo quando è necessario, senza trasmettere un senso di sfiducia, incompetenza e inefficacia. Di seguito il Vademecum della resilienza dedicato a genitori ed educatori.

Sconfitte. Lasciamo sperimentare ai bambini la frustrazione della sconfitta, senza cercare costantemente di salvarli dalle loro ansie e tristezze. 

Ansia. Il nostro istinto principale sarebbe quello di proteggerli, ma avallare l’evitamento di situazioni ansiogene o addirittura agevolarlo, offrendo alternative e vie d’uscita più semplici, non fa che peggiorare la loro capacità di affrontare quell’ansia e di metterla a frutto, oltre a trasmettere un profondo senso di sfiducia nelle loro capacità.


Libertà. Facciamoli rischiare e assaporare il peso delle conseguenze, lasciamoli liberi di correre dei piccoli rischi, lasciamo loro prendere alcune decisioni, in modo che possano testare il loro problem solving e migliorarlo.

Coraggio. Promuoviamo un atteggiamento mentale orientato allo sviluppo e al progresso. Quando un bambino è portato a pensare Non riesco a farlo trasferiamogli il concetto Non riesci ancora a farlo. Così non si nega l’incapacità attuale, ma si lascia intendere che si può evolvere, migliorare e cambiare.

Esempio. Raccontiamo loro storie di persone che non hanno desistito, di bambini e ragazzi che hanno dovuto affrontare situazioni difficili e ce l’hanno fatta, storie vere di viaggi di rinascita con i loro alti e bassi, nella consapevolezza che l’esempio è sempre l’insegnante più ascoltato e seguito.

Crisi. Ridefiniamo le situazioni stressanti, anche le più piccole e insignificanti, come opportunità e occasioni di apprendimento per scoprire parti di noi che non sapevamo di avere, per costruire una nuova versione di noi stessi migliore di quella precedente.

Controllo sugli eventi. Aiutiamoli ad assumersi la responsabilità di ciò che accade loro (locus of control interno): qualunque sia l’evento che ci colpisce abbiamo sempre il potere di controllare le nostre reazioni e quindi di controllarlo, non lasciandogli potere su di noi.

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