Il mal di schiena colpisce almeno una volta nella vita fino all’80% della popolazione: ecco alcune strategie per affrontarlo.
Neurostimolazione
Nonostante sia poco conosciuta e praticata, la neurostimolazione costituisce un’eccellente e sicura alternativa in caso di dolore cronico, da prendere in considerazione solo dopo avere esaurito le modalità terapeutiche esposte e talvolta come opzione più efficace e meno invasiva dell’intervento chirurgico.
«Dei piccoli elettrodi sono impiantati nella spina dorsale e sono attivati da un piccolo pacemaker impiantato sotto pelle – spiega Giancarlo Barolat, medico torinese che da 40 anni si occupa di alleviare il dolore non oncologico, che ha fondato il centro di Como e ha un centro a Denver, negli Stati Uniti – II segnale elettrico che raggiunge il midollo spinale cattura il segnale di dolore riducendolo a un livello tollerabile. Visto che l'elettricità è il modo naturale di funzionamento del sistema nervoso, la neurostimolazione non ha effetti negativi a lungo termine».
Gli elettrodi possono essere impiantati sia nella spina dorsale, sia lungo le piccole terminazioni nervose nella zona dorsale e lombare, di solito nello strato sottocutaneo. I pazienti hanno un telecomando esterno, attraverso cui possono controllare il funzionamento del device, accenderlo, spegnerlo o mandare un segnale più debole o più forte.
«La neurostimolazione può essere provata in modo temporaneo e il paziente può decidere, in base al test, se proseguire o meno con l’impianto finale – prosegue il dottor Barolat – Si può portare per decenni senza avere effetti collaterali. Nella mia esperienza, è efficace nel ridurre il mal di schiena e o delle gambe nel 70% dei pazienti impiantati. In molti casi è più efficace della chirurgia sulla spina dorsale. Importante è pero che sia eseguita da professionisti ben formati: nel mio centro a Denver arrivano pazienti da tutti gli Stati Uniti e quasi la metà ha un impianto di elettrostimolazione eseguito in modo non corretto».