Sanihelp.it – Enrico Fabris è la punta di diamante del pattinaggio di velocità italiano, una passione nata quando Enrico era ancora un bambino, grazie al papà. Il laghetto ghiacciato di Roana, suo paese di origine nel vicentino (Enrico è nato ad Asiago il 5 ottobre 1981), ha visto muovere i primi passi sul ghiaccio di questo grande campione. Enrico aveva solo sei anni, ma da allora ha iniziato a sognare l’oro delle Olimpiadi.
Il tempo gli ha dato ragione: con costanza, determinazione e precisione Enrico è diventato il campione olimpico di questa disciplina, raccogliendo successi nazionali e internazionali, medaglie e record. «È un onore essere il primo a vincere una medaglia per uno sport in Italia, e mi sento di essere stato il pioniere del pattinaggio nel nostro paese. È il massimo per un atleta».
La vita di un atleta di pattinaggio comporta fatica e grandi sacrifici: «Facciamo una vita molto dura, soprattutto siamo sempre in giro e ci alleniamo 6/7 ore al giorno distribuite tra mattina e pomeriggio. Bisogna rinunciare a tante distrazioni. A grandi linee pattiniamo da settembre in avanti e solo una volta al giorno, il secondo allenamento è o in palestra o in bici o sul campo di atletica. A un giovane che volesse avvicinarsi a questo sport consiglierei di iniziare magari con le rotelle o pure con lo short track che è più accessibile in italia e poi quando si è fatta la base provare a raggiungere una delle due piste di Pinè o Collalbo».
Enrico Fabris è un’esplosione di energia, come dimostra il record mondiale che ha stabilito, superando con i pattini i 50 km orari. Ma che effetto fa? «Non ti accorgi in gara forse per abitudine, ma sono orgoglioso di fare lo sport in cui si raggiunge la massima velocità con il solo uso del corpo e senza aiuti meccanici».
A differenza del calcio, questo sport viene tante volte considerato minore, quanto è difficile fare l’atleta in questa disciplina sportiva? «La soddisfazione è la maggior parte delle volte solo sportiva e morale, non c’è un equo ritorno economico, eccetto per le Olimpiadi. Quindi è facile analizzando questa disparità, perdere motivazione o lasciar perdere. Il maggior svantaggio è la carenza di strutture per praticare sport e questo comporta sacrificio».
Enrico è senza dubbio diventato famoso in tutto il mondo per aver trionfato da campione a Torino nel 2006: due medaglie d’oro e una di bronzo che l’hanno reso uno degli atleti simbolo della manifestazione. Enrico è anche uno dei dieci testimonial del progetto ASICS Il ritorno della banda, che vuole rilanciare per la nuova generazione la mitica Tuta Usa, tanto in voga negli anni Ottanta.
Prossimo appuntamento con Enrico Fabris: Olimpiadi di Vancouver 2010!