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Come gestire gli stati ansiosi prima della gara

Sport e fitness

Sanihelp.it – Gli atleti, prima della gara, si preparano psicosomaticamente e può insorgere un certo grado di ansia, definita ansia pre-gara, che si può manifestare con disturbi delle funzioni intestinali, variazioni del ritmo cardiaco e cefalee. Inoltre, spesso gli atleti non riescono a dormire la notte prima di una gara importante, in quanto tendono a essere perfezionisti, duri con se stessi ed esigenti, proprio l'opposto di ciò che serve per dormire bene la notte.
Una certa dose di ansia può anche essere positiva e costituire uno stimolo per affrontare la gara; al di sopra o al di sotto di questa soglia, può succedere che la qualità della prestazione si riduca notevolmente.
La sindrome pre-agonistica nasce  da un infondato timore dell’atleta  di non riuscire a ottenere un buon risultato nella competizione. 
Parafrasando la celebre frase «L’attesa del piacere è essa stessa un piacere», potremmo dire che «L’attesa della paura è essa stessa una paura». Bisogna imparare quindi a vivere nel presente, senza pensare a ciò che potrebbe accadere il giorno dopo.
Più facile a dirsi che a farsi: in realtà i motivi dell’ansia da prestazione sportiva sono diversi, come la paura di perdere e il desiderio di vincere, anche per dimostrare a parenti e amici il proprio valore, il timore dell’avversario e la voglia di arrivare primi.
Come gestire questa situazione? Si possono utilizzare varie tecniche, dalla respirazione al rilassamento muscolare progressivo, dal training autogeno allo stretching.
Il Biofeedback è una tecnica di autocontrollo inventata negli USA negli anni 60 ed è oggi la tecnica più impiegata nella terapia dell’ansia. Si tratta di un apparecchio elettronico che informa il paziente, che è collegato, di alcune sue funzioni fisiologiche e relative modificazioni, segnalandogliele attraverso segnali, come luce o suono, che vengono emessi quando egli trasmette una risposta fisiologica non desiderata. In questo modo il soggetto può regolare, volontariamente, diversi processi fisiologici. Il paziente è sdraiato su un lettino e viene collegato all’apparecchio mediante degli elettrodi posti sulle fibre muscolari. Si stabilisce una soglia di rilassamento muscolare e quando essa viene superata lo strumento la rileva inviando un segnale acustico. In genere sono sufficienti 8-10 sedute di rilassamento per riuscire a controllare le reazioni comportamentali del soggetto.
Attraverso questo percorso il soggetto imparerà gradualmente ad avere maggiore consapevolezza del proprio corpo e ad autoregolare le proprie risposte fisiologiche.
Anche lo staff tecnico ha un ruolo molto importante nell’aiutare l’atleta: da evitare frasi del tipo «chi non vince resta fuori» o «da questa partita (o gara) dipende il futuro» che non farebbero che peggiorare la situazione, invece incoraggiare, sdrammatizzare l’evento, magari ricordando successi ottenuti precedentemente, può invece essere di aiuto.


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