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Le vaccinazioni degli atleti (a seconda del tipo di sport)

Sport e fitness

Sanihelp.it – Gianfranco Beltrami, specialista in Medicina dello sport e vicepresidente della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI), spiega all’Adnkronos Salute che gli atleti non dovrebbero limitarsi a fare la vaccinazione antiCovid, ma dovrebbero essere immunizzati anche contro altre malattie, a seconda del tipo di sport praticato. Per esempio, chi si allena all’aperto e a contatto con il terreno dovrebbe fare il vaccino antitetano, mentre i nuotatori, perennemente a contatto con l’acqua, dovrebbero essere immunizzati contro il tifo e il colera
Gli atleti che praticano sport che li tiene in contatto uno con l’altro dovrebbero essere vaccinati contro l’epatite B, che si può trasmettere attraverso ferite e lesioni, mentre coloro che si allenano al chiuso dovrebbero essere immunizzati contro la meningite, l’influenza e, se non le hanno avute da bambini, contro le classiche malattie infettive, come parotite e rosolia
Se poi si partecipa a competizioni e gare internazionali, le vaccinazioni diventano ancora più importanti, a causa del contatto ravvicinato con altri atleti e con tantissime persone dell’entourage. 
Nonostante l’evidenza, molti atleti nutrono ancora timore nei confronti della pratica vaccinale, soprattutto dopo che una pallavolista, Francesca Marcon, si è ammalata di pericardite, una rara conseguenza del vaccino antiCovid. Gli sportivi non hanno solo paura degli effetti collaterali gravi dei vaccini, ma anche che in qualche modo possano interferire con le loro performance.
«In realtà l’atleta non deve assolutamente temere nulla dalle vaccinazioni – spiega il medico – Va semmai individuato correttamente il tempo in cui programmare le vaccinazioni. Per i vaccini inattivati, ad esempio, sappiamo che possono manifestarsi piccoli effetti collaterali entro le 48 ore dalla somministrazione, mentre per i vaccini vivi attenuati queste controindicazioni si possono riscontrare a distanza di 2-3 settimane dall’inoculazione del vaccino. Per questo motivo occorre prestare attenzione e far sì che l’atleta effettui la vaccinazione in un momento di riposo o in concomitanza con periodi più lunghi di riposo prima delle pause invernali o estive dall’attività sportiva».


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