Infezione da papilloma virus
La malattia è anche conosciuta come:
infezione da hpv, infezione da papillomavirus, malattia da hpv
Si prende per via sessuale, anche se non necessariamente in seguito ad un rapporto sessuale completo, e se trascurata può provocare conseguenze gravi, incluso il carcinoma cervicale. Ma una buona prevenzione, e soprattutto una diagnosi precoce, possono fare la differenza
Categoria: Malattie ginecologiche
Sigla: HPVI
Che cos’è – Infezione da papilloma virus
Papillomavirus: che cos’è?
I papillomavirus umani (Hpv, dall’inglese Human papilloma virus) sono virus a Dna che si trasmettono per via sessuale e che si replicano nelle cellule dell’epidermide. Esistono oltre 120 tipi di Hpv, che si differenziano per i tipi di tessuto che infettano.
Più di 40 tipi interessano l’epitelio anogenitale (cervice uterina, vagina, vulva, retto, uretra, ano, pene), e alcuni fra questi sono definiti Hpv ad alto rischio: sono quelli collegati all’insorgenza di vari tipi di tumori, soprattutto della cervice, ma anche del pene, dell’ano, della vulva e altri.
Degli Hpv ad alto rischio, l’Hpv 16 e 18 sono quelli più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale, essendo responsabili rispettivamente di circa il 60% e 10% di tutti i tumori cervicali. Altri tipi ad alto rischio sono associati a tumori cervicali, ma con minore frequenza, mentre gli Hpv a basso rischio (quelli cioè non legati a forme tumorali) possono comunque provocare condilomi anogenitali in entrambi i sessi.
La maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. In caso di infezione persistente, il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa cinque anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di 20-30 anni.
L’infezione da Hpv si trasmette soprattutto attraverso rapporti sessuali vaginali o anali con partner portatori del virus. Il rischio di contrarre il virus quindi aumenta con l’aumentare del numero dei partner sessuali. Anche altri tipi di rapporti sessuali (orali o manuali) possono essere vie di trasmissione, ma molto più raramente.
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Hpv: domande e risposte
1. Posso fare il pap test se ho il sospetto di avere un’infiammazione vaginale?
È sconsigliabile eseguire il pap-test in caso di infiammazione vaginale perché è più difficile riuscire a interpretarlo correttamente. È preferibile rivolgersi prima al medico di fiducia che prescriverà per eseguire una terapia antinfiammatoria.
2. Con il pap test si vede il papilloma virus?
No, il papilloma virus non si vede con il pap test. Però il pap test può mostrare le alterazioni cellulari dovute alla presenza del virus.
3. Cosa succede se le lesioni provocate dall’HPV non vengono trattate? La maggior parte delle lesioni guariscono spontaneamente, ma alcune possono progredire verso lesioni più avanzate o forme tumorali. Finora gli studi non consentono di capire quali lesioni guariranno e quali no: per questo motivo è importante tenere sotto controllo tutte le lesioni.
4. Il mio compagno deve fare qualche controllo?
No, non esiste allo stato attuale una indicazione a fare il test HPV nell’uomo, soprattutto per difficoltà legate alla modalità di prelievo.
5. Il papilloma virus si trasmette anche con la saliva?
Il papilloma virus è stato trovato anche nella saliva. Però attualmente si esclude che si possa trasmettere con questa, probabilmente perché è presente in piccola quantità.
6. Se ho il papilloma virus in gravidanza ci sono rischi per il bambino? No, finora non è stato dimostrato nessun rischio per il bambino. Solo in caso di condilomi genitali, che sono provocati da un tipo diverso di papilloma virus, è consigliato il taglio cesareo.
7. Dopo il trattamento delle lesioni da Hpv la mis vita sessuale sarà come prima? Il trattamento non ha conseguenze sulla futura vita sessuale e, nella maggioranza dei casi, neanche per le gravidanze successive.
8. Ho 40 anni: devo fare il vaccino contro il papilloma virus? A 40 anni il pap test, fatto regolarmente ogni tre anni, dà una protezione superiore a quella del vaccino, che è consigliato solo fino ai 25-26 anni. Al di sopra di questa età non esistono studi che dimostrino se è sicuro ed efficace.
9. Quanto costa il vaccino?
Il prezzo al pubblico del Gardasil è di 188.15 Euro per dose. Quindi il ciclo completo di tre dosi costa 564.45 Euro. Il prezzo al pubblico del Cervarix è di 156.79 Euro per dose. Il ciclo completo di tre dosi costa 470.37 Euro. Per le ragazzine che hanno compiuto 11 anni il vaccino è gratuito.
10. Il virus HPV è lo stesso che fa venire le verruche alle mani e ai piedi? Sono virus della stessa famiglia ma quelli che causano le verruche non provocano le lesioni del collo dell’utero.
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Hpv e tumore della cervice: quale rapporto?
Il carcinoma della cervice uterina continua a rappresentare un importante problema sanitario: a livello mondiale è il secondo tumore maligno della donna, con circa 500.000 nuovi casi stimati nel 2002, l’80% dei quali nei Paesi in via di sviluppo.
Esistono tuttavia rilevanti differenze geografiche di incidenza del carcinoma cervicale, legate soprattutto alla diversa diffusione di programmi di screening organizzati per la sua prevenzione.
Il carcinoma cervicale è il primo cancro a essere riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile a un’infezione: quella genitale provocata dal papilloma virus umano (Hpv). A tutt’oggi sono stati identificati più di 120 genotipi di Hpv che infettano l’uomo e, tra questi, 40 sono associati a patologie del tratto anogenitale, sia benigne che maligne.
I genotipi virali ad alto rischio più frequentemente implicati nel carcinoma cervicale sono il 16, cui vengono attribuiti circa il 60% di tutti i casi di questa patologia neoplastica, seguito dal 18, responsabile di circa il 10% dei casi. Pertanto, complessivamente, circa il 70% di tutti i carcinomi cervicali sono associati alla presenza di Hpv 16 o 18.
L’infezione da Hpv è molto frequente nella popolazione: si stima infatti che oltre il 75% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita con un virus Hpv, con un picco di prevalenza nelle giovani donne fino a 25 anni di età.
La maggior parte delle infezioni da papillomavirus (70-90%) è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno.
L’acquisizione di un genotipo virale ad alto rischio, tuttavia, aumenta la probabilità di infezione persistente. In questo caso, si possono sviluppare lesioni precancerose che possono poi progredire fino al cancro della cervice.
La probabilità di progressione delle lesioni è correlata anche ad altri fattori, quali l’elevato numero di partner sessuali, il fumo di sigaretta, l’uso a lungo termine di contraccettivi orali, e la co-infezione con altre infezioni sessualmente trasmesse.
Generalmente il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa cinque anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni. Per questo, la prevenzione del carcinoma è basata su programmi di screening, che consentono di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma.
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Hpv: la situazione in Italia e nel mondo
Il rischio di contrarre un’infezione da Hpv, purtroppo, è estremamente frequente nella popolazione: si stima, infatti, che almeno il 75% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della propria vita con un virus Hpv di qualunque tipo, e che oltre il 50% si infetti con un tipo ad alto rischio oncogeno. A livello mondiale, la prevalenza delle infezioni da Hpv in donne asintomatiche varia dal 2% al 44%. Negli Stati Uniti, secondo uno studio pubblicato nel febbraio 2007, risulta positivo all’Hpv il 26,8% delle donne fra i 14 e i 59 anni, pari a 24,9 milioni di donne in tutto il Paese.
In Italia, studi condotti in donne di età compresa tra 17 e 70 anni in occasione di controlli ginecologici di routine o di programmi di screening organizzato, mostrano una prevalenza per qualunque tipo di Hpv compresa tra il 7 e il 16%.
La prevalenza aumenta al 35-54% in caso di donne con diagnosi di citologia anormale, per raggiungere il 96% in caso di displasia severa o oltre.
La prevalenza delle infezioni da Hpv varia con l’età: è più elevata nelle giovani donne sessualmente attive, mentre un secondo picco di prevalenza si nota nelle donne intorno alla menopausa o dopo. Uno studio condotto nell’Italia settentrionale in donne tra 25 e 70 anni ha mostrato come la prevalenza diminuisca dal 13-14% nella fascia di età 25-39 anni, all’11% nelle donne tra 40 e 44 anni, e al 5% nelle donne oltre i 44 anni.
Nelle casistiche italiane, il tipo di virus più frequente è il 16, pari al 30% circa di tutte le infezioni. In ogni caso, la maggior parte delle infezioni (fra il 70 e il 90%) è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. In particolare, è stato documentato che, a distanza di 18 mesi dall’infezione, l’80% delle donne era Hpv-negativa. La probabilità che l’infezione evolva verso la persistenza sembra dipendere dal tipo del virus, ed è più elevata per i tipi ad alto rischio, incluso l’Hpv 16.
Per quanto riguarda i tumori causati dal virus, in Italia si verificano ogni anno circa 3500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e 1500 decessi. In seguito all’introduzione su larga scala dei programmi di screening, numerosi studi condotti in Europa e Nord America hanno riscontrato una netta riduzione dell’incidenza dei tumori invasivi della cervice.
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Cancro all’utero. In Italia muoiono 5 donne al giorno
Ogni anno 3500 donne si ammalano di infezione grave da Papillomavirus. I decessi sono circa 1700. sono quindi 5 i decessi giornalieri per per cancro al collo dell’utero.
Questa malattia è così la seconda causa di morte per tumore tra le giovani donne con un’età compresa tra i 15 e i 44 anni. A riferirlo è la Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) che tiene a battesimo la prima campagna d’informazione sulla prevenzione delle patologie da Papillomavirus umano nelle scuole italiane.
Il progetto Uniti contro il Papillomavirus toccherà quest’anno 10 città sparse sul territorio nazionale (Bari, Firenze, Roma, Milano, Lecco, Novara, Udine, Pesaro, Palermo e Napoli), coinvolgerà più di 5.000 studenti di 72 scuole. Obiettivo dell’iniziativa, far conoscere ai ragazzi, sin dai banchi di scuola, le regole per proteggersi dal Papillomavirus umano, responsabile di una tra le più importanti forme tumorali.
«Diffondere la cultura della prevenzione, sia primaria che secondaria, è il principale obiettivo della campagna SIGO. I risultati ricavati dalla campagna intrapresa l’anno scorso mostrano l’elevato grado di interesse dei ragazzi verso la tematica – ha affermato Antonio Ambrosini, presidente della SIGO – era perciò d’obbligo per la Sigo, rinnovare anche quest’anno la campagna d’informazione sui rischi derivanti dalle infezioni da Papillomavirus. In particolare, abbiamo il dovere di spiegare sia alle donne che agli uomini come attuare correttamente questo obiettivo di salute: fondamentale, perciò, educare i ragazzi, sin dai banchi di scuola, all’importanza della prevenzione primaria e secondaria, ricorrendo alla vaccinazione ed effettuando periodicamente il pap test dai 25 anni in poi».
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Prevenzione – Infezione da papilloma virus
Papillomavirus, il vaccino è in farmacia
È in vendita nelle farmacie italiane, il nuovo vaccino trivalente contro il virus del papilloma umano (HPV), il cui arrivo nel nostro Paese è stato sancito il 1 febbraio 2007 da una delibera dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco. Il suo nome è Gardasil, ed è prodotto dalla Sanofi Pasteur Msd.
«Si tratta di un vaccino sicuro», ha spiegato il ministro della Salute, Livia Turco, «ben tollerato e in grado di prevenire nella quasi totalità dei casi l’insorgenza di un’infezione persistente dei due ceppi virali responsabili attualmente del 70% dei casi di tumore al collo dell’utero».
Contestualmente all’immissione in commercio del farmaco, che apre nuove prospettive per la prevenzione del carcinoma della cervice uterina, il Ministero della Salute ha annunciato che l’Italia sarà il primo Paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazioni pubblica contro il virus HPV.
«L’utilizzo del vaccino», ha spiegato il ministro Turco durante una conferenza stampa, «rappresenta un importante presidio di prevenzione che si affianca, ma non sostituisce, lo screening periodico, attualmente raccomandato per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni».
La campagna di offerta del vaccino attiva e gratuita è rivolta a una coorte di ragazze in età prepubere, più precisamente di 12 anni. A questa età, infatti, è stato individuato il massimo profilo beneficio-rischio, perchè sono pressoché assenti infezioni pregresse (il virus si trasmette abitualmente per via sessuale) e ci si può attendere il raggiungimento delle più elevate coperture vaccinali grazie alla frequenza scolare.
Le prime 280.000 dodicenni saranno chiamate a breve ad una vaccinazione con una dose iniziale e due richiami entro i sei mesi dalla prima. Al momento, come ha spiegato un portavoce del Ministero della Salute, non c’è ancora una data precisa.
«Si sta valutando la possibilità di estenderlo alle ultra venticinquenni», ha aggiunto, «ma ovviamente dopo che sarà effettivamente partita la vaccinazione per la fascia di età precedente». Negli anni, comunque, secondo gli esperti ministeriali questa campagna vaccinale produrrà una progressiva immunizzazione della popolazione giovane adulta esposta al rischio di infezione.
La spesa prevista a carico del Sistema sanitario nazionale è valutata in circa 75 milioni di euro l’anno. Al momento, inoltre, sono in corso specifici studi in merito alla possibilità di associare il vaccino a quello antitetanico, mentre è già nota la possibilità di associazione con la vaccinazione antiepatitica.
Il vaccino, al di fuori delle somministrazioni programmate, sarà comunque disponibile a pagamento in farmacia, previa prescrizione del medico, ed è indicato per le donne che non hanno ancora contratto l’infezione. Al momento, però, nella maggior parte delle farmacie è disponibile solo su ordinazione, e non è ancora stato reso noto il suo costo al pubblico.
Altri Paesi europei hanno reso disponibile sul mercato il vaccino, ma l’Italia è appunto il primo Paese europeo che assicurerà contestualmente la commercializzazione e la rimborsabilità. Come mai gli altri Paesi non hanno avviato una campagna vaccinale gratuita? «Sulle motivazioni degli altri Paese Europei sinceramente non siamo noi in grado di rispondere», ha risposto il portavoce ministeriale, «Il ministro ha fatto questa scelta perché comunque il papillomavirus è responsabile di più del 90% dei tumori al collo dell’utero, che solo in Italia colpisce più di 10 donne al giorno».
Papilloma virus: il vaccino protegge da tutti e 4 i ceppi
A due mesi dall’arrivo sul mercato del vaccino contro il cancro del collo dell’utero, il Centro Diagnostico Italiano ha istituito un servizio per la vaccinazione contro l’HPV (Human Papilloma Virus), la cui infezione rappresenta la più comune e diffusa tra le malattie a trasmissione sessuale. Il virus è causa del tumore del collo dell’utero, che, in ordine di frequenza, nelle donne è secondo solo al cancro al seno.
Il vaccino, l’unico contro il cancro del collo utero attualmente in commercio, può essere somministrato a bambini e adolescenti di età compresa tra i 9 e i 15 anni e ad adulti di sesso femminile tra i 16 e 26 anni ed è indicato per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero, per la displasia del collo dell’utero (CIN 2/3) di grado elevato (lesioni precancerose del collo dell’utero), per le lesioni vulvari displastiche (VIN 2/3) di grado elevato (lesioni vulvari precancerose) e per condilomi genitali esterni o interni (acuminati o piani) causati da Papilloma Virus di tipo 6, 11, 16 e 18 (ad alto rischio).
Al momento è in fase di studio un vaccino che copra un arco temporale maggiore, e che possa essere effettuato da donne di età superiore ai 26 anni.
L’importanza di questo tipo di prevenzione primaria non si limita tuttavia solo alle donne che non sono mai venute a contatto con il virus: se, infatti, una donna è già stata infettata da uno solo dei quattro tipi di virus (6, 11, 16 e 18), vaccinandosi può proteggersi dagli tre ceppi di HPV.
Il vaccino consiste in tre somministrazioni intramuscolari, da effettuarsi nell’arco di un anno: la seconda a distanza di non oltre due mesi dalla prima e l’ultima tre mesi dopo la seconda.
Presso CDI è possibile prenotare la vaccinazione previo un consulto con uno degli specialisti ginecologi del Centro o unitamente alla visita ginecologica, o in abbinamento al Pap test.
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Papillomavirus: nuovi dati sulla vaccinazione quadrivalente
Nuovi risultati presentati al congresso dell’Eurogin suggeriscono che vaccinare contro i tipi di Papillomavirus umano 6 e 11, in aggiunta ai tipi 16 e 18, può incrementare e accelerare i benefici dei programmi di immunizzazione contro il cancro del collo dell’utero e le altre malattie genitali causate dal Papillomavirus umano.
Secondo questo modello, la riduzione iniziale delle patologie e i costi a esse correlati sono attribuibili, in via prioritaria, alla prevenzione delle malattie causate dai tipi di virus 6 e 11. Più del 99% dei casi di malattia e più del 98% dei costi associati, evitati durante i primi cinque anni dopo la vaccinazione, sono attribuibili alla prevenzione delle lesioni cervicali iniziali e dei condilomi genitali, correlati ai tipi di Hpv 6 e 11.
Le lesioni iniziali al collo dell’utero e i condilomi genitali possono manifestarsi molto più velocemente rispetto al cancro del collo dell’utero, spesso nell’arco di pochi mesi dopo l’esposizione al virus.
In ampi studi clinici, Gardasil® ha dimostrato di prevenire il 96% delle lesioni iniziali al collo dell’utero e il 99% dei condilomi genitali causati dai tipi di Papillomavirus umano 6, 11, 16 e 18 attraverso un follow-up di 3 anni dopo l’inizio della vaccinazione.
I tipi di Papillomavirus umano 6/11/16/18 causano circa il 75% dei casi di cancro del collo dell’utero in Europa, il 70% delle lesioni precancerose e il 35-50% di quelle iniziali al collo dell’utero e il 90% dei condilomi genitali.
I condilomi possono provocare ansia e avere un impatto nei rapporti personali e di coppia. Anche se efficaci nel breve termine, le terapie fisiche ablative sono dolorose e spesso devono essere ripetute, perché nonostante l’eliminazione delle lesioni sulla pelle, l’infezione persiste.
Si stima che I tipi 6 e 11 di Papillomavirus umano siano la causa di 80 mila casi di lesioni cervicali iniziali ogni anno in Europa comparati ai 200 mila casi provocati dai tipi 16 e 18.
Lo screening non può distinguere le lesioni causate dai tipi di virus 6 e 11 da quelle provocate dai tipi 16 e 18. Queste richiedono il medesimo follow-up e possono apportare lo stesso livello di ansia nelle donne malate.
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Papilloma virus: è importante il dialogo tra madre e figlia
Stella Stellina la mamma ti è vicina: si intitola così la campagna informativa relativa alla vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV), da poco disponibile in Italia e raccomandato per le dodicenni. Questo strumento preventivo, infatti, protegge dall’infezione causata da questo virus, che si trasmette tramite rapporti sessuali o intimi, e dal quale dipendono l’insorgenza di condilomi, lesioni benigne e tumore del collo dell’utero.
Questa neoplasia oggi colpisce in Italia 3.500 donne e risulta mortale in un caso su tre. Grazie al Pap Test, che permette di identificare e intervenire sulle lesioni precancerose, i casi di tumore del collo dell’utero sono diminuiti radicalmente negli ultimi anni, così come i decessi dovuti alla malattia, che però nel nostro Paese sono ancora più di 1.000 l’anno.
L’arrivo del vaccino potrebbe rivelarsi uno strumento di grande importanza nella lotta contro la malattia. La formulazione oggi disponibile rende immuni contro i 4 ceppi del virus HPV. Secondo gli studi, condotti su più di 20.000 pazienti in 33 paesi compresa l’Italia, il vaccino immunizza al 100% contro l’azione dell’HPV 16 e 18, i più pericolosi perché implicati nella formazione del 70% dei tumori del collo dell’utero, oltre che del tumore della vulva, della vagina e di lesioni precancerose. Inoltre protegge dall’HPV 6 e 11, che possono provocare il 90% dei condilomi e delle lesioni benigne, che in casi molto rari evolvono nel tumore. La sua protezione si estende però indirettamente anche a altri 10 tipi virali oncogeni, proteggendo nel 40% dei casi.
Oggi molto spesso manca un dialogo tra madri e figlie sulla salute sessuale. Contemporaneamente però la precocità dei rapporti e la maggiore promiscuità espongono sempre più le ragazze a malattie che neppure conoscono.
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Diagnosi – Infezione da papilloma virus
Hpv, l’importanza dello screening
In Italia, i dati dei registri nazionali tumori relativi agli anni 1998-2002 mostrano che ogni anno sono stati diagnosticati circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice (pari a una stima di incidenza annuale di 10 casi ogni 100.000 donne). Nel corso della vita, il rischio di avere una diagnosi di tumore della cervice è del 6,2 per mille (1 caso ogni 163 donne), mentre il rischio di morire è di 0,8 per mille. Sia l’incidenza che la mortalità mostrano una riduzione nel corso del tempo.
Per quanto riguarda la prevalenza dell’infezione da Hpv in Italia, i dati disponibili su donne di età compresa tra 17 e 70 anni, che afferivano a controlli ginecologici di routine o a programmi di screening (pap-test), mostrano una prevalenza del 7-16%. Nelle donne con diagnosi di citologia anormale la prevalenza sale invece al 35%, per arrivare al 96% in caso di diagnosi di displasia severa o oltre.
In accordo con le linee guida internazionali, in Italia il pap-test è raccomandato ogni tre anni, per le donne di età compresa tra 25 e 64 anni.
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale screening, l’adesione ai programmi organizzati di screening della cervice è andata aumentando nel tempo. Nel 2004, questi programmi hanno infatti avuto come popolazione target il 64% delle donne italiane di 25-64 anni, rispetto al 16% nel 1998. L’adesione all’invito resta però insufficiente (38%), se confrontata con i livelli raccomandati dalle Linee guida europee e dalla Commissione oncologica nazionale (85% del target).
Esistono inoltre importanti variazioni geografiche di adesione all’invito, con un trend in decremento da Nord a Sud (46% al Nord, 36% al Centro, 24% al Sud).
Molte donne, tuttavia, effettuano il pap-test pur non aderendo a programmi di screening organizzato. Dallo studio Passi risulta infatti che il 78% delle donne in età da screening ha eseguito almeno un Pap-test a scopo preventivo e che circa il 70% lo ha effettuato negli ultimi 3 anni.
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L’HPV dove non ti aspetti
La notizia viene da una fonte attendibile: il New England Journal of Medicine. E si tratta di quelle notizie che nessuno vorrebbe mai ricevere, specialmente coloro che amano dedicarsi o ricevere il sesso orale. Ma veniamo al sodo: qual è la notizia? Molto semplice: il virus HPV, cioè quello che è ritenuto responsabile, nelle sue infinite varianti, del tumore della cervice uterina, è in grado di aggredire tutte le mucose e non solo quelle genitali.
Il che significa che se un uomo o una donna sono affetti da questo virus, non solo rischiano di passarselo vicendevolmente a livello genitale ma anche nelle mucose orali. Secondo gli studiosi britannici il contagio da HPV può essere paragonabile, in termini di pericolosità, all’alcol e al tabacco, per quanto riguarda i tumori delle mucose del cavo orale e delle prime vie respiratorie. Tuttavia non bisogna allarmarsi oltre misura: in primo luogo perché la percentuale di persone che, dal semplice contagio, sviluppano una malattia è molto piccola. E in secondo luogo perché, comunque, qualcosa si può fare.
La campagna di vaccinazione contro il virus HPV può infatti rappresentare un buon baluardo anche contro la propagazione del virus per i partner maschi. Mentre per le donne un buon rimedio può essere quello di utilizzare il preservativo, in occasione di una fellatio. Meglio se aromatizzato, aggiungiamo noi.
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Un calendario di esami per tutte le età
Ormai è appurato: per scoprire e curare per tempo i tumori alla mammella è fondamentale sottoporsi periodicamente a una serie di esami di routine, già a partire dai 18 anni.
Questi test permettono di salvaguardare la salute della donna dall’insorgenza di tumori non solo al seno, ma anche all’utero, e di altre malattie quali la trombosi.
Ma quali sono gli esami da fare alle varie età? E ogni quanto è opportuno ripetere i controlli?
18 ANNI: è l'età in cui generalmente si colloca l’inizio dell’attività sessuale.
– Contraccezione: in presenza di storia familiare positiva per eventi trombotici, oltre ai comuni esami “per pillola”, sarebbe opportuno fare uno screening per trombofilia prima di iniziare l’assunzione di estroprogestinici, la cui principale controindicazione è appunto legato all’aumento del rischio tromboembolico. L'esame non è di routine, infatti è costoso e sono pochi i laboratori in grado di eseguirlo.P
– Pap test: è il test di screening del carcinoma del collo dell’utero che viene effettuato con un prelievo di tessuto, successivamente esaminato. Va eseguito solo dopo che è iniziata l’attività sessuale in quanto il cancro del collo dell’utero è da considerarsi malattia sessualmente trasmessa. Per questo l'esame va ripetuto con frequenza maggiore quanto maggiore è il numero di partner della donna.
25 ANNI: si possono iniziare gli esami finalizzati a una futura gravidanza.
– Vaccinazione antirosolia: va eseguita solo se non è già stata fatta in età pediatrica e se è stata riscontrata una negatività anticorpale nel test preliminare.
– Screening per talassemia minor: da fare solo se non già eseguito.
40 ANNI: a questa età si dovrebbe iniziare a prevenire le malattie cardiovascolari, identificando i fattori di rischio.
Essi hanno però un peso diverso a seconda che siano isolati o associati tra loro. Inoltre una donna in età fertile non fumatrice è più protetta, grazie agli ormoni estrogeni, del maschio della stessa età.
LDLHDLcolesterolo totaletrigliceridiglicemia
-Ogni sei mesi: misurazione PA (pressione arteriosa)
-Ogni due anni: morfologico, sideremia, creatinemia, esame urine, GOT, GPT, CPK, uricemia
-Ogni tre anni: assetto lipidico (colesterolo < 130; colesterolo > 45; : valori normali fino a 180 e < 100) e
-Ogni quattro anni: elettrocardiogramma, anche da sforzo in caso di attività sportiva
La mammografia: si può iniziare dai 40 ai 50 anni, l’intervallo è annuale superati i 50 anni.
Non c'è comunque unanimità sull'utilità di organizzare screening di massa nelle donne di età inferiore ai 50, perché in questi casi la mammografia presenta alcuni svantaggi: il tessuto della mammella è più denso, tonico, quindi l'immagine radiografica è meno precisa (aumento dei falsi negativi e dei falsi positivi).
Queste però sono sempre indicazioni di massima: possono ben esserci quarantenni il cui seno è piccolo o comunque con caratteristiche tali da non inficiare il risultato dell'esame.
E poi è bene tenere presente che quando si parla di screening di massa si allude all'opportunità per il servizio sanitario di investire in questo senso, mentre per la singola donna il discorso è diverso: visti anche i costi non proibitivi, in caso di dubbi o anche soltanto di timori rivolgersi al ginecologo per eventualmente sottoporsi all'esame è sempre un'ottima cosa.
50 ANNI: ci si avvicina alla menopausa: bisogna individuare singolarmente i “pro” (diminuzione del rischio di osteoporosi) e i “contro” (aumento del rischio tromboembolico e di carcinoma mammario) della terapia ormonale sostitutiva.
– Ogni anno: mammografia
– Ogni 4 mesi: misurazione PA
– Ogni anno: assetto lipidico, glicemia e MOC (la necessità di questo esame è legata a fattori di rischio individuali quali la familiarità con la patologia, il fumo, la vita sedentaria, l’obesità, certi farmaci e determinate patologie)
– Ogni due anni: elettrocardiogramma (anche da sforzo in caso di attività sportiva), morfologico, creatinemia, esame urine, GOT, GPT, CPK, uricemia.
– Ecocardiogramma, ecografia addome e ecografia carotidea: da farsi solo in presenza di fattori di rischio.
60-70 ANNI
– ecodoppler
– ogni anno: mammografia
– ogni due mesi: misurazione PA
– ogni anno: elettrocardiogramma (anche da sforzo in caso di attività sportiva) e MOC
– ogni due anni: assetto lipidico, morfologico, creatinemia, esame urine, GOT, GPT, CPK, uricemia
– ogni tre anni: ecocardiogramma, ecografia addome ed carotideo.
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Cura e Terapia – Infezione da papilloma virus
Hpv: si può guarire?
Come si cura il papilloma virus? La prima risposta a questa domanda, purtroppo, è poco rassicurante: attualmente non esistono farmaci o terapie per curare questo tipo di infezione. Possiamo però trattare le lesioni provocate dal virus HPV.
Generalmente questo avviene in ambulatorio e con un’anestesia locale. Una tecnica molto usata per l’asportazione delle lesioni è quella laser; in alcune situazioni viene viene invece utilizzata un’ansa fornita di un filo metallico sottile, che brucia e taglia contemporaneamente il tessuto. Generalmente si cerca di asportare la lesione senza distruggerla, per consentirne un ulteriore esame istologico.
La terapia delle lesioni è molto efficace: in circa il 90% dei casi esse non si ripresentano. Tuttavia può accadere in qualche caso che il virus rimanga all’interno dell’organismo.
Questo non significa per forza che le lesioni si ripresenteranno, né tanto meno che si abbia un tumore, bensì che si è di un virus da controllare nel tempo.
In genere si consiglia di rifare il pap test e l’esame HPV fino a quando questo non risulti negativo: è stato infatti dimostrato che quando l’esame risulta negativo la possibilità che ritorni una lesione è molto bassa. Alcuni centri prevedono anche la colposcopia.
Una volta scomparso il virus, quasi certamente non si contrarrà più l’infezione. Non si può escludere però che a volte il virus rimanga presente in quantità così minima da non essere identificato con il test HPV. In questo caso l’infezione potrebbe in teoria riattivarsi a distanza di anni. Inoltre è possibile prendere una nuova infezione con tipi diversi di HPV.
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Condilomi, questi sconosciuti
I condilomi acuminati o creste di gallo sono particolari forme di verruche provocate dal Papilloma virus, un parassita che ha un tempo di incubazione che va dai tre ai sei mesi.
Le creste di gallo, così definite per la caratteristica forma delle escrescenze, carnose e frastagliate, spesso sono asintomatiche e talmente piccole da non essere viste. Il virus può rimanere nascosto nelle mucose vaginali senza dare alcun sintomo per circa due mesi, per questo motivo la donna può trasmetterlo inconsapevolmente al partner.
Nell'apparato femminile i condilomi si localizzano sulla vulva, nella vagina e nella cervice e sono spesso molto dolorose, mentre nell'uomo possono trovare posizione sul glande, sul prepuzio e sul corpo del pene e difficilmente arrecano dolore.
L'infezione non va assolutamente trascurata in quanto vi è una stretta relazione tra il Papilloma virus e il tumore della cervice uterina. Fondamentale quindi la prevenzione; i consigli sono quelli validi per tutte le infezioni della sfera genitale: evitare comportamenti sessuali a rischio, usare le dovute precauzioni, seguire una corretta igiene intima e sottoporsi regolarmente al pap-test.
Una diagnosi immediata dell'infezione porta a una guarigione completa. In assenza di sintomi specifici, nella donna la diagnosi può essere fatta mediante il pap-test o la colposcopia, uno strumento che permette di osservare l'utero ingrossato, mentre nell'uomo può risultare utile il test dell'acido acetico, una sostanza che, spalmata sul pene, è in grado di mettere in evidenza le piccole lesioni.
Per eliminare le escrescenze è necessario utilizzare pomate a base di podofillina o imiquimod, da stendere all'interno della vagina; se invece le verruche sono ingrossate e di forma granulare, occorre asportarle ambulatoriamente con la crioterapia o con il laser.
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Glossario per Infezione da papilloma virus – Enciclopedia medica Sanihelp.it
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