Tumore dell’esofago
La malattia è anche conosciuta come:
cancro dell’esofago, cancro esofageo, carcinoma del’esofago, neoplasia dell’esofago, neoplasia esofagea
INDICE
Il tumore dell’esofago è il nono tumore più frequente al mondo e colpisce prevalentemente la popolazione maschile. Si deve alla crescita incontrollata delle cellule che rivestono l’interno dell’esofago oppure delle cellule che formano le ghiandole che producono il muco.
Categoria: Malattie oncologiche
Sigla: EC
Che cos’è – Tumore dell’esofago
Le caratteristiche e l’incidenza della malattia
L'esofago è il condotto attraverso cui gli alimenti e i liquidi che ingeriamo passano dalla gola allo stomaco. Nell’adulto raggiunge circa 15 centimetri e ha pareti foderate di muscoli che, contraendosi all'atto della deglutizione, spingono il cibo verso il basso in direzione dello stomaco. Inoltre la mucosa che lo riveste è ricca di ghiandole produttrici di muco, che ha la funzione di lubrificare le pareti facilitando il transito del cibo deglutito.
Il tumore dell'esofago è dovuto alla crescita incontrollata delle cellule che lo rivestono internamente oppure delle cellule che formano le ghiandole che producono il muco. Il tumore dell'esofago è il nono tumore più frequente nel mondo e colpisce prevalentemente i maschi (è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne). Si tratta di una patologia molto aggressiva, che spesso causa mortalità.
Si sviluppa nella maggior parte dei casi dopo la sesta decade di vita. L'incidenza geografica è variabile: i paesi orientali, tra cui la Cina e Singapore, sono quelli dove la mortalità è più elevata e i casi sono circa trenta l'anno ogni 100.000 abitanti. In Italia il tasso di incidenza annuo è di circa 4 casi su 100.000.
A seconda del tessuto da cui prende origine, si distinguono due tipi di tumore:
il carcinoma a cellule squamose, quelle di rivestimento, che si sviluppa di solito nella parte superiore e centrale del canale;
l'adenocarcinoma, che origina dalle ghiandole della mucosa e inizia più di frequente nell'ultimo tratto, vicino alla giunzione con lo stomaco. La maggior parte dei tumori esofagei (circa il 90 per cento) è costituita da carcinomi squamocellulari e dall'adenocarcinoma; quest'ultimo rappresenta l'80 per cento dei tumori insorti in caso di esofago di Barrett.
Per quanto riguarda la sede di origine, il 50 per cento nasce dal terzo medio, il 35 per cento dal terzo inferiore e il 15 per cento dal terzo superiore dell'organo. La sede condiziona la possibilità di operare e la tecnica utilizzabile.
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Alcol e tabacco: ecco i principali fattori di rischio
Le cause che possono determinare la malattia sono diverse: alcune sono genetiche, altre legate alla dieta, altre allo stile di vita e altre ancora sono di origine infiammatoria.
Alcol e tabacco: sono tra i fattori di rischio più rilevanti, dato che in Europa e Stati Uniti l'80-90 per cento dei tumori esofagei è provocato dal consumo di alcol e tabacco, fumato o masticato. I fumatori hanno probabilità di ammalarsi 5-10 volte maggiori rispetto ai non fumatori, a seconda del numero di sigarette fumate e degli anni di abitudine al fumo, i cui effetti vengono moltiplicati dall'alcol. Quest'ultimo, infatti, oltre ad agire come causa tumorale diretta, potenzia l'azione cancerogena del fumo, e le persone che consumano sigarette e alcol insieme hanno un rischio fino a cento volte superiore di ammalarsi.
Fattori infiammatori: l'infiammazione cronica della mucosa che riveste l'esofago aumenta il rischio. La forma più frequente è l'esofagite peptica, cioè l'infiammazione cronica della parte terminale dell'esofago causata dal reflusso di succhi gastrici acidi dovuta a una tenuta difettosa della giunzione che separa l'esofago dallo stomaco. L'irritazione cronica fa sì che, a lungo andare, l'epitelio dell'esofago venga sostituito da uno simile a quello dello stomaco, sul quale poi si può sviluppare il tumore. Questa situazione prende il nome di esofago di Barrett ed è considerata una vera e propria precancerosi, che richiede talvolta anche il ricorso alla chirurgia al fine di evitare la completa trasformazione dell’epitelio in maligno.
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Prevenzione – Tumore dell’esofago
Quali scelte per evitare il rischio di tumore esofageo?
Il modo migliore per prevenire la forma squamocellulare di tumore dell'esofago è certamente evitare alcol e fumo. Per quanto riguarda invece l'adenocarcinoma, nella maggioranza dei casi si sviluppa da un esofago di Barrett, e quindi la maniera più efficace di prevenirlo è quella di ridurre il rischio di reflusso gastroesofageo che provoca l'esofagite cronica: ciò si ottiene riducendo il consumo di caffè, di alcol e di sigarette, ma anche il sovrappeso e l'obesità.
Sebbene diversi farmaci antiacidi siano in grado di controllare i sintomi da reflusso, non ci sono finora dimostrazioni scientifiche di una loro efficacia nel ridurre la comparsa dell'esofago di Barrett. Pur non essendo disponibili esami di screening nei pazienti sani, la diagnosi precoce diventa estremamente importante una volta che l'esofago di Barrett si è sviluppato, per cogliere in tempo la sua eventuale trasformazione maligna.
Nei pazienti in cui la mucosa esofagea si è semplicemente trasformata in mucosa gastrica è consigliata un'endoscopia ogni due o tre anni. Nei pazienti invece in cui le cellule trasformate mostrino segni di anormalità (displasia) si raccomanda di ripetere l'endoscopia almeno due volte a distanza di sei mesi e poi una volta l'anno.
Se il grado di displasia è elevato (cioè se le cellule sono molto trasformate), è consigliabile un'endoscopia ogni tre mesi o addirittura l'intervento chirurgico, dato che si tratta di condizione precancerosa a elevato rischio di trasformazione maligna.
Sebbene diversi farmaci antiacidi siano in grado di controllare i sintomi da reflusso, non ci sono finora dimostrazioni scientifiche di una loro efficacia nel ridurre la comparsa dell'esofago di Barrett.
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Sintomi – Tumore dell’esofago
Ecco i segni con cui si manifesta la malattia
Quasi sempre i sintomi iniziali del tumore dell'esofago sono la perdita progressiva di peso preceduta dalla disfagia , cioè dalla difficoltà a deglutire, che di solito compare in modo graduale prima per i cibi solidi e successivamente per quelli liquidi. Questi sintomi sono riferiti dal 90 per cento dei pazienti.
La crescita del tumore verso l'esterno dell'esofago può inoltre provocare un calo o un'alterazione del tono di voce perché coinvolge i nervi che governano l'emissione dei suoni, oppure indurre una paralisi del diaframma o un dolore al torace, appena dietro lo sterno, se coinvolge la zona tra cuore, polmoni, sterno e colonna vertebrale.
Nelle forme più avanzate possono ingrossarsi i linfonodi a lati del collo, oppure può formarsi del liquido nel rivestimento del polmone (versamento pleurico) oppure ancora possono comparire dolori alle ossa o un aumento delle dimensioni del fegato: la causa di questi sintomi è in genere legata alla presenza di metastasi. I recenti dati prodotti da Registro italiano tumori segnalano una sopravvivenza a cinque anni che in media non supera il 12 per cento se la malattia è stata diagnosticata in fase avanzata, mentre è molto più elevata se scoperta in fase iniziale.
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Diagnosi – Tumore dell’esofago
Diagnosi e stadi di evoluzione
La diagnosi di cancro dell'esofago può essere fatta attraverso una radiografia dell'esofago con mezzo di contrasto oppure, in modo più efficace, attraverso un'endoscopia che consente di vedere l'eventuale lesione e di ottenere materiale per un esame delle cellule. Una volta individuato il tumore, a completamento degli esami diagnostici è opportuno fare una radiografia del torace e una tomografia computerizzata (TAC) del torace e dell'addome per escludere la presenza di metastasi a distanza. La classificazione in stadi dei tumori dell'esofago segue il sistema TNM (dove la sigla T si riferisce al tumore primitivo, la N è relativa all'interessamento dei linfonodi e la M alla presenza di metastasi a distanza).
Ecco la classificazione semplificata per stadi:
Stadio 0 (carcinoma in situ): il tumore è in stadio iniziale e interessa solo i primi strati delle cellule della mucosa esofagea. Questo stadio è anche detto carcinoma in situ.
Stadio I: il tumore si è diffuso oltre la mucosa invadendo lo strato muscolare della parete esofagea, ma non si è diffuso ai tessuti adiacenti, né ai linfonodi, né ad altri organi.
Stadio II: stadio IIA: il tumore ha invaso lo strato muscolare o la parete esterna dell’esofago; stadio IIB: il tumore ha invaso uno dei primi tre strati dell’esofago e i linfonodi regionali.
Stadio III: il tumore ha invaso la parete esterna dell’esofago e potrebbe aver coinvolto anche i tessuti o i linfonodi adiacenti, ma non ha dato metastasi.
Stadio IV: stadio IVA: il tumore ha invaso i linfonodi regionali o distali; stadio IVB: il tumore ha invaso i linfonodi distali e/o altri organi.
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Cura e Terapia – Tumore dell’esofago
Intervento chirurgico e cure palliative
Per curare il tumore dell'esofago, in primo luogo, si ricorre alla chirurgia. È però difficile operare le lesioni del terzo superiore dell'esofago, oppure i casi in cui il tumore ha già coinvolto gli organi vicini come trachea e bronchi. Controindicano talvolta l'operazione anche le metastasi a distanza, le condizioni generali di salute precarie oppure la presenza di altre malattie.
L'intervento di solito consiste nell'asportazione del tratto di esofago interessato dal tumore, di un pezzetto dello stomaco e dei linfonodi regionali, procedura chiamata in gergo medico esofagogastrectomia parziale con linfoadenectomia regionale. Nei pazienti non operabili la chemioterapia accompagnata da radioterapia è il trattamento di scelta, dato che la combinazione delle due cure aumenta la sopravvivenza rispetto alle singole opzioni.
Infine i pazienti in fase avanzata con difficoltà a deglutire e dolore, nei quali non è proponibile né il trattamento chirurgico né quello chemio-radioterapico, possono trarre beneficio da cure palliative che permettano un adeguato supporto alimentare. Queste possono consistere nel posizionamento per via endoscopica di un tubo rigido in plastica, silicone o anche in metallo attraverso l'esofago che consenta il passaggio del cibo oppure la laser-terapia, che consiste nell'uso di un raggio laser diretto sul tumore per ricreare il passaggio. Infine, in casi selezionati, è possibile un intervento di by-pass, in cui l'esofago viene escluso dal passaggio del cibo congiungendone il tratto sopra il tumore con lo stomaco o un'ansa del colon.
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Glossario per Tumore dell’esofago – Enciclopedia medica Sanihelp.it
Farmaci
– PLATAMINE*EV 1FL 10MG
– PLATAMINE*EV 1FL 25MG
– PLATAMINE*EV 1FL 50MG
– PRONTO PLATAMINE*INF 10MG/20ML
– PRONTO PLATAMINE*INF 25MG/50ML
– PRONTO PLATAMINE*INF 50MG/100M
– STERIPET*1FL MULT 10ML 250MBQ/
Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti
ingrossamento del fegato
dimagrimento
dolore al torace
disfagia
alterazione della voce