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malattia da graffio di gatto

COLLEGAMENTI

Malattia da graffio di gatto

La malattia è anche conosciuta come:
bartonellosi, cat scratch disease, febbre del graffio di gatto, linfoadenopatia granulomatosa cronica da inoculazione, linforeticolosi benigna da inoculazione


Malattia infettiva che si manifesta a seguito di un graffio o di un morso di un gatto. È caratterizzata da malessere e adenopatia e si risolve spontaneamente nel giro di qualche mese.

Categoria: Malattie infettive
Sigla: MGG


Che cos’è – Malattia da graffio di gatto

Un graffio o un morso sono la causa dell’infezione

Nota anche come Cat Scratch Disease (CSD), si tratta di una malattia infettiva provocata dal batterio Bartonella henselae o Bartonella quintana e si manifesta a seguito del graffio o del morso di un gatto. Segnalata per la prima volta nell’uomo nel 1931, l’eziologia della malattia è stata definita e chiarita definitivamente solo negli anni ’90.
Trascorso il periodo di incubazione di due settimane circa nel punto di inoculazione compare una lesione cutanea pustolosa che può persistere anche per settimane guarendo poi spontaneamente senza lasciare cicatrici. Successivamente si manifesta l’adenopatia di un singolo linfonodo e i più colpiti sono i linfonodi localizzati al capo, al collo e agli arti inferiori. Anche in questo caso si assiste di solito ad una regressione nel giro di qualche mese dai 2 ai 6.
Il gatto è stato individuato come il serbatoio naturale della malattia nel 1950 da Robert Debré, tuttavia i risultati di studi sperimentali hanno dimostrato che le pulci fungono da vettore per la trasmissione del batterio Bartonella henselae tra i gatti e anche nelle loro feci sono stati individuati batteri vitali. Di conseguenza i gatti potrebbero contrarre l’infezione attraverso inoculazione intradermica con le feci delle pulci e  si ritiene dunque che un probabile mezzo di trasmissione della patologia dai felini agli esseri umani possono essere l’inoculazione delle feci delle pulci attraverso un graffio o un morso di gatto.
 
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Prevenzione – Malattia da graffio di gatto


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Linfonodi ingrossati e malessere i primi segni

In seguito al contagio nel giro di 3 settimane circa il paziente presenta linfadenopatia regionale, un ingrossamente dei linfonodi più prossimi alla zona dove si è verificata l’inoculazione dell’agente patogeno. Allo stadio iniziale nel sito dell’infezione si manifesta spesso anche una vescicola o papula eritematosa. Nella maggior parte dei casi il paziente sviluppa sintomi quali malessere generale, diminuzione dell’appetito, mal di testa, mal di schiena e dolori addominali. Solitamente la patologia presenta un carattere benigno, la linfadenopatia può persistere anche diversi mesi dopodiché i sintomi tendono a scomparire spontaneamente dopo alcune settimane e la malattia si risolve senza necessità di trattamento.
Raramente possono verificarsi delle complicanze e l’infezione può portare allo sviluppo di patologie neurologiche e cardiache come meningoencefalite, encefalopatia e endocardite. Quest’ultima patologia, in particolare, associata all’infezione da Bartonellaha presenta un indice di mortalità particolarmente elevato.
La sindrome oculoghiandolare di Parinaud è la manifestazione oculare più comune della Cat Scratch Disease (CSD), si tratta di una congiuntivite granulomatosa con gonfiore del linfonodo vicino all'orecchio.
 
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Sintomi – Malattia da graffio di gatto


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Alla larga dai gatti randagi e cautela con quelli domestici

Secondo gli studi più recenti un ruolo determinante nella diffusione dell’infezione tra i gatti viene attribuito al parassita Ctenocephalides felis, noto come pulce del gatto, pur non essendo disponibili dati ufficiali si stima infatti che circa l’8% dei gatti domestici e il 13% dei gatti randagi siano infetti. L’essere umano può venire contagiato quindi da gatti apparentemente sani in seguito a graffi o morsi, e anche nel caso di leccata su una zona cutanea lesa e i soggetti maggiormente coinvolti risultano essere i bambini.
Il gatto può ospitare per mesi il batterio senza dimostrare sintomi clinici e inoltre la diffusione all'interno della popolazione felina è facilitata dalle zuffe tra i diversi soggetti, e anche se statisticamente i gatti domestici sono afflitti in minore misura dall’infezione, la prossimità e la convivenza con gatti randagi può aumentare il rischio di infezione e una volta infetto il gatto è difficilmente curabile.
La migliore prevenzione consiste quindi nell’impedire contatti fra i felici domestici e quelli randagi e nel pratica trattamenti regolari nei confronti delle pulci. Naturalmente è opportuno anche, per quanto possibile, evitare contatti troppo ravvicinati fra gatti, anche domestici, e i bambini.
 
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Diagnosi – Malattia da graffio di gatto


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Esami di laboratorio per una diagnosi certa

La diagnosi è essenzialmente clinica e si fonda sulla presenza dell’adenopatia e della lesione primaria da inoculo sulle estremità, sul collo o sul capo, in concomitanza con un contatto recente con gatti.
In presenza di una sospetta malattia del graffio del gatto per avere conferma o meno della diagnosi
è possibile effettuare test di laboratorio procedendo con l’esame diretto del materiale bioptico linfonodale attraverso il metodo dell’impregnazione argentica di Warthin-Starry. Altri esami che possono essere condotti per ulteriore conferma sono l’emocoltura e test sierologici come EIA (Enzyme Immuno Assay) e IFA (Immunofluorescence Antibody Assay) e la biopsia linfonodale.
Per procedere con una diagnosi differenziale occorre considerare mononucleosi, toxoplasmosi, sarcoidosi, tubercolosi, sifilide, brucellosi, adenite neoplastica, istoplasmosi, tularemia, sporotricosi e linfoma. Raramente la patologia più evolvere e portare a complicanze come la sindrome oculoghiandolare di Parinaud, forma di congiuntivite granulomatosa, ed encefalopatia e ancora più sporadicamente le complicazioni consistono in neuroretinite, granuloma epatico, osteomielite e polmonite atipica. Una volta superata la patologia si instaura un’immunità permanente.
 

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Cura e Terapia – Malattia da graffio di gatto


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Dopo alcuni mesi la malattia regredisce spontaneamente

La malattia da graffio di gatto ha una prognosi benigna e solitamente si risolve spontaneamente in un periodo di tempo compreso fra le 6 e le 12 settimane senza che alcun trattamento si renda necessario. Anche l’adenopatia, che può persistere alcuni mesi, tende a regredire senza la necessità di intervento.
I farmaci ad azione antibiotica hanno dimostrato un efficacia limitata e in ogni caso il loro utilizzato va limitato ai casi maggiore gravità. Visto l’esito tendenzialmente positivo della malattia, il trattamento solitamente è sintomatico e può consistere in farmaci antidolorifici e antifebbrili allo scopo di ridurre dolore e febbre. Per lenire il gonfiore dei linfonodi coinvolti posso essere utili impacchi caldi decongestionanti.

 
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Glossario per Malattia da graffio di gatto – Enciclopedia medica Sanihelp.it


 – Batteri

 – Incubazione

 – Adenopatia

 – Linfonodo

 – Inoculazione

 – Patologia

 – Encefalopatia

 – Toxoplasmosi


Farmaci


 – MINOCIN*16CPS 50MG

 – MINOCIN*8CPS 100MG

Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti

affaticabilità
disturbi dell’alimentazione
anoressia
diminuzione dell’appetito
disturbi dell’appetito
arrossamento
astenia
bolle
bubboni
cefalea
alterazioni del colore della cute
arrossamento della cute
lesioni della cute
manifestazioni a carico della cute
debolezza
ematemesi
emicrania
eritema
esauribilità
mancanza della fame
febbre
mancanza delle forze
ingrossamento zona ghiandolare
inappetenza
ipertermia
ingrandimento dei linfonodi
alterazioni del colore della pelle
arrossamento della pelle
lesioni della pelle
manifestazioni a carico della pelle
spossatezza
stanchezza
innalzamento della temperatura
male di testa
vescicole
sangue nel vomito

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