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Cibi ultraprocessati? 32 motivi per non sceglierli

Sanihelp.it – Secondo un ampio studio di revisione recentemente pubblicato sulla rivista British Medical Journal ci sono almeno 32 motivi per non scegliere i cibi ultra processati.


Con questo nome (ultra-processed food o UPF) si intendono quegli alimenti che prima di arrivare sulle nostre tavole subiscono numerose lavorazioni industriali che li arricchiscono di additivi, sale e grassi e consentono loro, di essere già pronti al consumo.

Hanno di solito, un elevato grado di palatabilità, ma un profilo nutrizionale malsano, per questo negli ultimi anni sono numerosi gli studi che li hanno messi sotto accusa di essere la causa di numerosi problemi di salute.

Gli autori dello studio in questione, perciò,hanno analizzato i dati provenienti da 14 meta-analisi relative a un totale di 45 studi in pool (aggregati) tutti focalizzati sui possibili effetti negativi per l’uomo degli UPF.

Tutti gli studi presi in considerazione sono stati pubblicati negli ultimi tre anni.

In questo modo i ricercatori sono arrivati a valutare i dati relativi a oltre 9 milioni e 800 mila partecipanti.

Per queste persone è stato calcolato nel modo più preciso possibile l’esposizione ai cibi ultraprocessati attraverso questionari auto-compilati e colloqui con personale medico specializzato. In questo modo è stato possibile  riscontrare associazioni dirette tra un maggiore consumo di cibo ultraprocessato e 32 effetti negativi sulla salute.


Più nello specifico i ricercatori hanno definito le evidenze trovate come convincenti, altamente suggestive, suggestive, deboli o nessuna prova.

Secondo lo studio sono convincenti le evidenze che collegano un maggior consumo di UPF con un aumento di circa il 50% del rischio di morte imputabile a malattie cardiovascolari, a un aumento del 48-53% del rischio di sviluppare ansia e disturbi mentali e a un aumento del 12% del rischio di comparsa di diabete di tipo 2.

Sono state classificate come evidenze altamente suggestive quelle che hanno correlato il consumo di alimenti ultraprocessati con l’aumento del 21% del rischio di morte dovuto a malattie cardiache, obesità, diabete di tipo 2, a un aumento del 40-66% di sviluppare disturbi del sonno, e un aumento del 22% del rischio di depressione.

Sono state infine riscontrate prove limitate sull’associazione fra il consumo di cibi ultraprocessati e malattie come l’asma, le patologie gastrointestinali, alcuni tipi di cancro e fattori di rischio cardiometabolico, come alti livelli di trigliceridi nel sangue e bassi livelli di colesterolo HDL, il cosidetto colesterolo buono.

In conclusione gli autori dello studio ritengono necessario che vengano prese azioni di salute pubblica concrete volte a indirizzare e ridurre al minimo il consumo di alimenti ultra-lavorati.

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