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Quale connessione fra dolore cronico e alimentazione?

Sanihelp.it – Fino a qualche anno fa la corretta alimentazione veniva chiamata in causa e considerata di primaria importanza solo nella genesi e prevenzione delle malattie cardiovascolari e metaboliche come diabete e obesità.  


«Oggi sappiamo che la corretta alimentazione genera enormi benefici anche in ambito neurologico e alcuni regimi dietetici sono utilizzati come delle vere e proprie terapie. È noto infatti che alcune forme di epilessia farmaco-resistenti vengano trattate con una dieta chetogenica. Recenti studi condotti su modelli sperimentali – spiega Livio Luongo, Farmacologo dell’Università della Campania L.Vanvitelli,  – dimostrano come specifici regimi dietetici che favoriscono la produzione di uno specifico chetone (il beta-idrossi-butirrato), siano in grado di ridurre uno dei sintomi che maggiormente limitano la qualità di vita del paziente affetto da dolore neuropatico».

 

Il beta-idrossi-butirrato si produce dopo un digiuno prolungato o se si svolge attività fisica. Circa la sua azione sul dolore cronico il professor Luongo chiarisce:

«Il dolore cronico, in particolare il neuropatico, altro non è che un malfunzionamento dell’attività metabolica delle cellule del sistema nervoso centrale. Mangiare in modo non corretto  può peggiorare il dolore patologico. Stiamo lavorando per personalizzare la terapia dei pazienti in relazione alle abitudini alimentari e allo stile di vita che potenzialmente possono condizionare l’efficacia dei farmaci».

 

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FonteSICD

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