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Carenza di ferro: l’importanza di non sottovalutare

Sanihelp.it – Se il fabbisogno in ferro dell’organismo umano supera la naturale assunzione si manifesta la carenza di ferro, una condizione molto comune ma spesso sottovalutata anche per via dei sintomi aspecifici che si accompagnano alla condizione.


La carenza di ferro, infatti, si manifesta con sensazione di fatica, pallore, vertigini, fiato corto, caduta dei capelli, unghie fragili che si spezzano, mal di testa e mancanza di energie. Nonostante l’alta prevalenza e le gravi conseguenze sulla salute, la carenza di ferro resta un problema trascurato e sotto diagnosticato.  

Il Covid-19, a causa del minor accesso ai servizi e alle prestazioni sanitarie, ha ulteriormente acuito il problema della mancata diagnosi e trattamento, con il rischio di aggravare il decorso delle malattie croniche sottostanti.

Il 26 novembre, come ogni anno dal 2015,  si è celebrata la Giornata della Carenza di Ferro per aumentare la consapevolezza sul ruolo vitale del ferro.

In particolare quest’anno i riflettori sono stati puntati sull’impatto della carenza marziale nei soggetti a rischio i pazienti con scompenso cardiaco o insufficienza renale cronica, e le donne in gravidanza – con l’obiettivo di sensibilizzarli a ‘prendere sul serio il ferro’ e, in presenza di sintomi, a rivolgersi al medico per ottenere una diagnosi tempestiva e una terapia appropriata.

Quasi 1 paziente su 2 affetto da malattia renale cronica, infatti, (oltre 1 milione di persone in Italia) o scompenso cardiaco (circa600.000 persone in Italia) soffre di carenza di ferro, che causa un peggioramento della qualità di vita e un aumento del rischio di ospedalizzazione e decesso per complicanze cardiovascolari.

Senza sufficiente ferro a disposizione, il corpo umano non può funzionare correttamente.


Il ferro infatti, è essenziale per la produzione dei globuli rossi e per assicurare un efficace funzionamento di cuore e muscoli scheletrici.  

Svolge, inoltre,  un ruolo fondamentale nel combattere le infezioni e le malattie, mantenendo i livelli di energia e la normale funzione cerebrale.

Particolarmente delicato è il periodo della gestazione, durante il quale raddoppia il fabbisogno di ferroper la crescita della placenta e per lo sviluppo cerebrale e del sistema immunitario del feto. In presenza di insufficienza cardiaca, la carenza marziale costituisce un problema molto serio perché interferisce con la produzione di energia muscolare che correla direttamente con i sintomi e la sopravvivenza del paziente, aumentando di oltre il 40% il rischio di mortalità. 

Anche nei pazienti affetti da malattia renale cronica, la gestione del rischio di anemia richiede una particolare attenzione in quanto si associa a maggior rischio cardiovascolare che aumenta con la progressiva perdita della funzionalità renale, e ad un peggioramento della qualità di vita.

A richiedere una particolare attenzione sono anche le conseguenze della carenza di ferro sulla salute femminile, in particolare durante la gravidanza.

Se importante e prolungato, il deficit marziale raddoppia il rischio di parto prematuro11 e triplica il rischio di basso peso alla nascita. 

Arrivare al termine della gestazione con riserve di ferro impoverite può inoltre essere pericoloso per la donna, se si considera che l’emorragia post-partum è la prima causa di mortalità e grave morbosità materna in Italia.

In tutti questi casi, intervenire tempestivamente e in maniera appropriata rappresenta un obiettivo fondamentale, anche alla luce delle diverse strategie terapeutiche che oggi consentono di far fronte al problema, a seconda del livello di gravità e del fabbisogno di supplementazione.

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