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Menopausa: i disturbi intestinali diventano molto comuni

Sanihelp.it – La menopausa, pur rappresentando un passaggio fisiologico per ogni donna, comporta un’alterazione ormonale talmente importante da indurre evidenti variazioni anche nella funzionalità intestinale. Nella parete intestinale, infatti, sono presenti moltissimi recettori per gli estrogeni; il crollo nelle loro concentrazioni all’arrivo della menopausa quindi, si riflette nel cambio della normale funzionalità digestiva.


«Visti tutti i cambiamenti indotti dalla menopausa, per ritrovare un adeguato equilibrio con il proprio corpo è necessario adeguare o controbilanciare, il proprio stile di vita- chiarisce il dottor  Marco Mereu, biologo nutrizionista, libero professionista a  Milano, Biella e Torino che aggiunge – Alla base del proprio cambiamento vi è l’attività fisica che se praticata con costanza, riesce a riattivare il metabolismo assopito, tonifica la muscolatura intestinale favorendo la peristalsi e quindi diminuendo la stitichezza»

Il cambio radicale nell’assetto ormonale femminile va a modificare in quantità e qualità le secrezioni digestive e di conseguenza anche la composizione del microbiota residente.

Oggi sono sempre più numerose le evidenze che sottolineano come la presenza nel tratto digestivo di batteri amici dell’intestino, o al contrario la prevalenza di popolazioni che non sono di beneficio per la funzionalità intestinale, influenzino notevolmente lo stato generale di salute. Nello specifico la prevalenza di batteri non amici dell’intestino può incentivare le difficoltà digestive, incidendo negativamente sulla fermentazione degli alimenti e contribuendo, dunque, al gonfiore addominale.

«A livello alimentare, laddove si segua già un regime privo di cibo spazzatura e di alimenti vuoti nutrizionalmente (bibite gasate, alcolici) solitamente si tende ad agire andando a eliminare, per poi reinserire gradualmente, tutti quegli alimenti che possono creare irritazione alla mucosa intestinale o quelli che vengono definiti fermentescibili, ovvero che hanno al loro interno alcune sostanze che fermentano se a contatto con la flora intestinale producendo gas- chiarisce ancora il dottor Mereu che conclude- Sono tipici composti fermentanti sia alcuni tipi di zuccheri che la fibra alimentare. Nel pratico bisognerebbe fare attenzione agli zuccheri, i cosiddetti fodmap ovvero gli zuccheri fermentiscibili; alla troppa fibra vegetale, che se in eccesso porta a fermentazione se a contatto con la flora microbica intestinale; ad alcune sostanze presenti nelle verdure come la solanina dei pomodori, melanzane, peperoni o ai composti solforati presenti nelle brassicacee  ovvero cavoli, broccoli ; proteine come il glutine o le caseine, di difficile digestione e quindi pro infiammatorie a livello intestinale. Il grado di irritazione che tutte queste sostanze possono dare alla mucosa intestinale e scatenare fenomeni di infiammazione dipende dalla sensibilità dell’individuo e quindi varia da persona a persona. La misura cautelare da seguire laddove il problema cominci a diventare invadente e persistente, è quello di eliminare per tre quattro giorni questi alimenti e reintrodurli gradualmente in seguito. Attenzione però, nonostante l’eliminazione, il proprio regime alimentare quotidiano dovrà comunque essere nutrizionalmente bilanciato».

Le donne in menopausa notano spesso anche un sensibile rallentamento della peristalsi intestinale che spiega il perché della frequente stitichezza riferita.

I cambiamenti intestinali determinano, infine, un possibile accumulo di grasso a livello addominale che è un importante fattore di rischio cardiovascolare.


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