Sanihelp.it – La Presidente di APIAFCO (Associazione Psoriasici italiani amici della fondazione Corazza), Valeria Corazza per la giornata di sensibilizzazione sulla psoriasi (29 ottobre), ha deciso di la lanciare il progetto Cibo e benessere.
La psoriasi è una malattia autoimmune della pelle: nel mondo si stima colpisca dal 2 al 4% della popolazione.
Non esiste una cura definitiva e neppure le sue cause sono del tutto note: è sicuramente una malattia multifattoriale, alla sua insorgenza concorrono disfunzioni del sistema immunitario, l’assetto genetico personale e l’esposizione a specifici fattori ambientali, quali le cattive abitudini a tavola.
Il progetto Cibo e Salute nasce proprio dall’esigenza di rispondere a tutti i quesiti sull’alimentazione che ruotano attorno alla psoriasi.
«Desideriamo celebrare la Giornata Mondiale della Psoriasi a ottobre 2020 con una campagna informativa che per la prima volta si focalizza sull’alimentazione. Il cibo è un amico insostituibile e con questo progetto vorremmo rispondere alla richiesta d’aiuto dei pazienti, che, sempre di più, si pongono domande sull’importanza di un’alimentazione corretta, capace di prevenire malattie e migliorare la qualità della vita, spesso senza avere risposte chiare. Anche perché, in materia di psoriasi, risposte certe non ce ne sono» precisa la Presidente APIAFCO Valeria Corazza.
Grazie al contributo di illustri esperti medico – scientifici e alla partecipazione di chef noti e stellati, la collana rappresenta un lungo viaggio nel mondo del cibo che passa dalla descrizione approfondita delle proprietà nutrizionali degli alimenti alle indicazioni su come leggere le etichette, dalla storia di come sono nate le tradizioni culinarie alla presentazione delle ricette per la preparazione di un menu gustoso e sano.
«L’alimentazione riveste un ruolo di grande importanza nella cura del paziente psoriasico. È noto come le manifestazioni cutanee di questa malattia, che rappresentano sicuramente l’aspetto più evidente e maggiormente impattante sulla qualità della vita del paziente, di fatto costituiscono solamente l’espressione visibile di uno stato infiammatorio generalizzato. – spiega il dott. Federico Bardazzi, responsabile Ambulatorio Psoriasi Severe U.O. Dermatologia, Policlinico di S. Orsola, Bologna – Il rischio di sviluppare sindrome metabolica, patologie cardiovascolari e malattie infiammatorie intestinali è infatti maggiore nei pazienti affetti da psoriasi rispetto a quello della popolazione generale. Per questo siamo chiamati a prenderci cura del paziente in maniera olistica e globale, dove un’alimentazione corretta dal punto di vista quantitativo e qualitativo rappresenta oggi un alleato insostituibile nella corretta gestione della patologia, per ridurre lo stato infiammatorio dell’organismo e l’incidenza delle comorbidità».
Come impostare un menù sano ed equilibrato?
Innanzitutto occorre mangiare frutta e verdura, poiché è provata una relazione diretta tra il consumo di alimenti vegetali e la possibilità di prevenire patologie croniche e degenerative, caratterizzare da un comune coinvolgimento di meccanismi infiammatori.
Nella frutta e nella verdura sono numerose le molecole capaci di contrastare i processi infiammatori, come l’alto contenuto di vitamine e minerali, di fibra alimentare e sostanze ad azione nutraceutica capaci di modulare la risposta dell’organismo nei confronti di diversi tipi di stress. Anche il pesce ha un effetto benefico, soprattutto quello azzurro tipico del mar Mediterraneo come aringhe, sarde e acciughe, a cui è legato una più alta concentrazione di acidi grassi della serie Omega 3 in grado di ridurre il rischio cardiovascolare di oltre il 30% se consumato regolarmente, oltre ad avere effetti benefici sull’apporto di grassi »buoni» all’organismo.
Per quanto riguarda pasta e pane è meglio scegliere tra i prodotti realizzati con i grani antichi o tradizionali.
Questi infatti, a differenza di quelli moderni (frutto di un processo selettivo e produttivo avviato dal Dopoguerra su scala globale), sono complessivamente meno infiammatori.
Questo è dovuto alla differenza della forza del glutine (indice W), meno strutturato è più digeribile, che nei grani antichi porta alla formazione di una quantità minore di quei frammenti proteici che sono considerati tossici per i celiaci, ma anche per tutti gli altri soggetti perché contribuiscono ad innescare processi infiammatori.
Capitolo a parte per la carne, fonte di proteine dall’alto contenuto biologico.
È dimostrato che esiste un’associazione tra il consumo elevato di carne, in particolare quella rossa e quella lavorata, e fattori di rischio legati alla presenza di grassi saturi, alle proteine animali in eccesso e alle cotture (bruciature).
Tuttavia non è necessario, né necessariamente consigliabile eliminare la carne dal proprio menù.
È sufficiente, ai fini di uno stile alimentare sano ed equilibrato, ridurne il consumo, che mediamente in Italia si attesta oggi su circa 85kg a testa l’anno e che dovrebbe aggirarsi intorno ai 25Kg.
Il che equivale ad un consumo medio settimanale di 2-3 porzioni di carne, come previsto dal modello della Dieta Mediterranea.