Sanihelp.it – Ogni persona ne ha almeno tre, diffuse su tutto il corpo: non sono solo antiestetiche, ma possono causare anche disagio psicologico e malessere fisico se associate a dolore, prurito, fragilità cutanea, mobilità limitata.
Le cicatrici sono tessuti fibrosi che si formano per riparare una lesione e sono provocate alla proliferazione del derma e dell’epidermide. Possono essere l'esito di interventi chirurgici, incidenti, ustioni, punture di insetti, graffi, acne o varicella, chirurgia plastica, taglio cesareo.
L'evoluzione è simile a quella smagliatura, suddivisibile in tre stadi: infiammazione dei tessuti, proliferazione e rimodellamento.
In questo processo si possono però presentare alterazioni che, a seconda del grado di intensità, danno vita a quattro tipi di segni: discromie (solo cambiamenti del colore della pelle), cicatrici superficiali (leggermente rilevate), cicatrici profonde e cicatrici ipertrofiche (che hanno uno spessore notevole).
Per ridurle o attenuarle si può ricorrere a trattamenti a base di cortisone, interventi laser e/o cosmetici ad attività riepitelizzante. Questi prodotti sono studiati per favorire il naturale processo di rimarginazione della pelle lesa, rigenerare e nutrire la zona e restituirle l'elasticità perduta durante il processo di cicatrizzazione.
Ciò serve a prevenire la formazione di cheloidi (che si creano quando il collagene e i fibroblasti continuano a moltiplicarsi anche successivamente alla rimarginazione della ferita, ingrandendo il volume della lesione) e uniformare il colorito, che appare irregolare durante la fase di cicatrizzazione.
In più, hanno proprietà decongestionanti, lenitive, antipruriginose e idratanti. Si usano sulla lesione chiusa e rimarginata (non sono disinfettanti!) per almeno tre mesi.