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Come difendere i capelli dallo smog

Le dritte degli esperti

Sanihelp.it – Con il freddo e la mancanza di pioggia, l’inquinamento nelle città aumenta. Si respira peggio ma lo smog può danneggiare anche i capelli, provocandone addirittura la perdita. Lo spiega il dottor Fabio Rinaldi, dermatologo e Presidente dell’International Hair Research Foundation e docente alla Sorbona di Parigi che sul tema sta conducendo delle ricerche. 


«Il fusto dei capelli – spiega Rinaldi – è come una spugna: assorbe tutto quel che c’è nell’atmosfera attraverso la cuticola esterna, compresi odori, fumo di sigaretta, polveri sottili, metalli pesanti, gas di scarico e quant’altro ammorba l’aria delle città.

Il danno degli inquinanti è duplice: estetico, ma non solo. Le sostanze nocive si depositano sui capelli e vengono assorbite, rendendoli più brutti e opachi. Osservandoli al microscopio, si vede bene che sono destrutturati, perché le cellule delle cuticole protettive perdono  compattezza. Risultato? Chiome più fragili, indebolite, che si spezzano con facilità.

Le giornate piovose e nebbiose aumentano la destrutturazione e favoriscono la penetrazione degli inquinanti. Le sostanze tossiche assorbite dai capelli finiscono per depositarsi sul cuoio capelluto, provocando irritazioni e dermatiti. E la situazione peggiora in inverno, quando ozono, PM10 e monossido di carbonio sono alle stelle». Lo confermano i dati raccolti dai dermatologi dell’IHRF, durante la campagna intitolata Cosa respirano i tuoi capelli.

«Nel 38% delle persone che abbiamo visitato in novembre e che avevamo controllato in luglio – dice Rinaldi – abbiamo riscontrato a livello del cuoio capelluto le presenza di una dermatite irritativa, assente durante il periodo estivo, quando il tasso di inquinamento dell’aria è inferiore.

Gli specialisti si sono accorti che il grado maggiore di irritazione si osserva nei giorni in cui i livelli degli inquinanti toccano le punte massime. A soffrire di più sono la pelle del cuoio capelluto, del viso e delle mani.

In particolare il cuoio capelluto è a grave rischio di infiammazione causato dall’inquinamento con possibili conseguenze di malattie della cute e perdita dei capelli importanti. In questi periodi, bisognerebbe valutare lo stato di infiammazione del cuoio capelluto (spesso si confonde l’irritazione da inquinamento con la forfora), ed è consigliabile controllare bene l’igiene con lavaggi quotidiani con shampoo antiinfiammatori, magari a base di zeolite.


Sono consigliabili da un lavaggio quotidiano a due – tre alla settimana. Per chi abita in una grande città, è consigliabile lavarli al massimo ogni 3 giorni. Che i lavaggi troppo frequenti danneggino i capelli, infatti, è un mito da sfatare. Al contrario, fare spesso lo shampoo con il prodotto giusto – delicato, a pH neutro, con l’indicazione per lavaggi frequenti – è la prima mossa per allontanare dalle chiome e dal cuoio capelluto tutte le sostanze inquinanti. Una spazzolata lunga ed energica, invece, può essere dannosa, perché favorisce la rottura del capello.

È fondamentale soprattutto in inverno, trattare i capelli dopo lo shampoo, una o due volte alla settimana, con creme e balsami che servono a mantenere compatta la cuticola esterna, riducendo la penetrazione degli inquinanti e proteggendo il fusto: prodotti a base di sostanze ristrutturanti della cheratina, come gli aminoacidi taurina e ornitina, sostanze chelanti, in grado di catturare molti agenti nocivi, trasportandoli via con sé durante il risciacquo, e qualche principio attivo che riduca l’infiammazione e l’irritazione della pelle».

La strategia funziona. «Tra le persone che avevamo visto in luglio e si sono ripresentate in novembre – spiega Rinaldi – quelle che hanno seguito i nostri consigli avevano chiome più sane e il cuoio capelluto meno irritato. 

Altra buona regola è quella di proteggere la testa con un cappellino quando si esce di casa, anche per evitare sbalzi di temperatura. In questo modo, si riduce il contatto tra la capigliatura e le sostanze inquinanti. Le temperature più dannose alla cute sono quelle più fredde».

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