Sanihelp.it – Gonfiore, pesantezza, dolore e indolenzimento, spesso associati alla comparsa di capillari e varici: per più di 1 donna su 2 si tratta di disturbi comuni, più o meno occasionali, influenzati dalla familiarità e legati all’invecchiamento. Solo il 32% li inquadra come espressione di una malattia venosa cronica che interessa fino all’80% della popolazione, le donne 3 volte in più degli uomini, e può insorgere già a partire dai 30 anni.
La salute delle gambe passa da un corretto stile di vita e dalla cura del nostro organo più esteso, l’endotelio, il tessuto che riveste la superficie interna degli oltre 50mila chilometri di vasi sanguigni di cui è fatto il corpo umano e interviene nei processi infiammatori alla base della malattia.
La malattia venosa cronica è causata da disfunzioni nei meccanismi di ritorno del sangue dalla periferia verso i polmoni. «Nelle vene degli arti inferiori, il sangue deve compiere un percorso contro la forza di gravità, possibile solo grazie a valvole che si aprono all’arrivo del sangue sospinto dai muscoli e dalla pompa plantare, e si richiudono dopo il suo passaggio per impedire che ritorni verso il basso», spiega Angelo Santoliquido, Responsabile Unità di Angiologia, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma.
Già verso i 30 anni, però, complici anche la gravidanza, la sedentarietà, il sovrappeso, unitamente alla predisposizione genetica, le pareti delle vene cominciano a perdere elasticità e le valvole tendono a dilatarsi, provocando sintomi – gonfiore, pesantezza, dolori, crampi – che, se non si interviene tempestivamente, tendono a progredire con la formazione di vene varicose che possono degenerare in edemi, ulcere, fino all’evenienza estrema della trombosi. Per questo, anche in assenza di segni estetici evidenti, è consigliabile il consulto di uno specialista per una diagnosi.
Le donne non hanno consapevolezza del significato dei sintomi: quasi 7 su 10 ignorano che possono essere segnali di una patologia cronica, tant’è che solo il 30% si rivolge al medico per un percorso di cura, rivela un’indagine condotta su oltre 500 italiane tra i 35 e i 45 anni.
La scarsa conoscenza del problema si scontra con il peso dei sintomi sulla qualità di vita, anche delle giovani donne: ben 1 donna su 2 tra i 35 e i 45 anni dichiara di soffrire di disturbi alle gambe, in particolare gonfiore (37%), presenza di vene varicose (19%), pesantezza (18%), dolore (13%). Non va poi trascurato che per 1 su 2 la malattia venosa ha un impatto psicologico notevole, dovuto soprattutto alla visibilità degli inestetismi (65%) e alle limitazioni nello stile di vita (43%).
Se non è possibile agire su fattori di rischio quali la familiarità, il sesso, l’età, è invece possibile fare prevenzione intervenendo sulle abitudini di vita quotidiane: controllare il peso, fare attività fisica, evitare di stare sedute o in piedi ferme per troppo tempo, ma anche usare scarpe e indumenti comodi che rispettino la nostra anatomia e non creino un ostacolo al ritorno venoso.
Sovrappeso e obesità possono peggiorare i disturbi della circolazione, rallentando il flusso del sangue verso il cuore. «Consigliato arricchire la dieta con frutta e verdura che, oltre a favorire il controllo del peso, forniscono vitamine e nutrienti ad azione antinfiammatoria e antiossidante che preservano l’integrità dei vasi – spiega Ambra Morelli, dell’Associazione Nazionale Dietisti (ANDID) – Anche l’idratazione è fondamentale per un buon funzionamento del sistema cardiovascolare. Opportuno mantenere il più possibile le gambe in movimento durante il giorno, magari preferendo le scale all’ascensore o scegliendo di andare a piedi per piccoli spostamenti».