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Festa del papà, e se gli regalassimo un ritocchino?

Beauty al maschile

Sanihelp.itDaddy do over. E’ con questo termine inglese che si indica la remise en forme a cui gli uomini ricorrono in genere tra i 40-50 anni oppure dopo la fine di un lungo rapporto sentimentale.


L’ennesima conferma che gli uomini hanno un punto debole: il loro aspetto. Soprattutto con il passare degli anni fermare l’invecchiamento diventa un obiettivo prioritario non solo in ambito femminile ma anche maschile.

«In forma per sentirsi più sicuri e competitivi, gli uomini non esitano ad affidarsi alla medicina ed alla chirurgia estetica purché offra procedure indolori, risultati naturali, privacy, recupero veloce per un rientro fulmineo alle attività professionali, con poche indicazioni prima e dopo» spiega il professor Sergio Noviello, Direttore Sanitario di Sergio Noviello Cosmetic Surgery & BAT Centre di Milano.  

A far crescere le richieste, anche da parte degli uomini, è sicuramente la situazione che ci troviamo a vivere. «La faccia inquadrata in primo piano in tutti gli incontri virtuali che in tempo di pandemia hanno sostituito quelli di persona hanno portato le persone a concentrarsi sul proprio viso facendo scattare anche negli uomini il bisogno di ricorrere ad aggiustamenti estetici per presentarsi in video al meglio» continua l’esperto. 

«In particolare, gli uomini chiedono di intervenire su doppio mento e sulle lassità cutanee della parte inferiore del volto, un'area messa molto in evidenza proprio durante le videocall» precisa Noviello.

«La valorizzazione dello sguardo e degli occhi per via della mascherina ha fatto, inoltre, aumentare le richieste di blefaroplastica e di soluzioni come il botox per alleggerire le rughe della parte alta del viso e anche di trattamenti iniettivi contro borse e occhiaie» commenta l’esperto.

Gli uomini, però, hanno un approccio diverso alla bellezza e alle procedure di ringiovanimento del viso, non solo perché la loro pelle ha caratteristiche differenti da quella femminile, ma anche perchè ricercano soluzioni che tengano in considerazione le loro necessità in termini di vita professionale e privata.


«Rispetto alle donne» chiarisce il professor Noviello «dimostrano meno compliance nel gestire il post operatorio chirurgico, sono meno abituati a prendersi cura della propria pelle e meno disponibili ad affrontare anche piccoli disagi dopo un intervento».

«Nei lunghi di anni di esperienza» conclude Noviello «abbiamo constatato che le rughe tendenzialmente donano fascino all'uomo mentre lo invecchiano l’adiposità nell'area sottomentoniera, la mancanza di definizione di mento e profilo mandibolare, la perdita di tono cutaneo». 

Ma se invecchiare fa paura agli uomini, a preoccupare ancora di più è la perdita di capelli che si manifesta anche in giovane età.

«L'alopecia androgenetica è una forma di calvizie legata all'eccessiva produzione di ormoni maschili: può iniziare a manifestarsi fin dalla pubertà, ma in genere esordisce fra i 20 e i 25 anni» spiega il tricologo di fama internazionale, professor Fabio Rinaldi, direttore del Laboratorio di ricerca Hmap di Giuliani 

«Solitamente, la caduta dei capelli che caratterizza l'alopecia androgenetica ha due picchi, il primo tra i 20 e i 30 anni, il secondo tra i 40 e i 50: superata questa età, la caduta rallenta e la situazione tende a normalizzarsi» continua il tricologo.

Lo stress che si sta vivendo in questo anno di pandemia probabilmente concorre ad esasperare questa vulnerabilità, a risentirne è il bulbo pilifero, che lavora peggio.

«E’ necessario capire la causa della perdita per una diagnosi corretta, ma una soluzione per rinforzare i capelli, in modo da renderli più resistenti è rappresentata dai prodotti topici a base di polipeptidi biomimetici con lattoferrina o lattoglobulina che irrobustiscono la chioma» conclude il professor Rinaldi. 

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