Sanihelp.it – La lipidosi epatica felina consiste nell’accumulo di grasso nel fegatoche ostacola il normale svolgimento delle funzioni di quest’organo. Può colpire gatti di qualunque età, senza distinzione di razza o di sesso.
Se il proprietario dovesse notare questi sintomi nel gatto, è necessario rivolgersi al più presto al veterinario:
anoressia
disidratazione
nausea
vomito
ipersalivazione
dimagrimento
stanchezza e abbattimento
ittero, cioè colorazione gialla della pelle.
La lipidosi epatica può essere primaria, o idiopatica, se insorge spontaneamente senza una causa apparente, o secondaria se è conseguenza di qualche altra patologia. Se il gatto non mangia e non ingerisce proteine a sufficienza, il suo organismo utilizzerà le scorte di grasso per ottenere l’energia. Così facendo, però, i lipidi vengono convogliati verso il fegato, che però non è in grado di smaltirli tutti.
Una diagnosi precoce è molto importante, in quanto la lipidosi felina evolve piuttosto rapidamente. Gli esami del sangue chiariranno i livelli di funzionalità epatica, mentre l’anamnesi del gatto, cioè la sua storia clinica, le sue abitudini alimentari e l’eventuale presenza di ittero darà ulteriori informazioni.
La terapia di fluidi è indispensabile per ripristinare l’equilibrio metabolico e per ridurre la disidratazione. Verrà inoltre impostata una dieta adatta a minimizzare lo stress a livello epatico.
Se il gatto rifiuterà il cibo, sarà necessario nutrirlo in modo forzato, magari con l’uso di un sondino di alimentazione.
La terapia si basa sulla somministrazione di vitamine del gruppo B, vitamina K, glutatione, potassio, carnitina, S adenosil metionina, taurina, silimarina e cardo mariano.
Se trattato correttamente, l’animale potrà recuperare le forze e l’equilibrio, ma la sintomatologia aspecifica di questa patologia di certo non aiuta il proprietario a capire l’urgenza della situazione.