Sanihelp.it – La peste suina africana, PSA, è una malattia virale che colpisce i suini e i cinghiali, per i quali è spesso letale. Non si può trasmettere all’uomo, mentre è molto contagiosa per gli animali. Presente in alcuni Paesi dell’Est dell’Unione Europea, ultimamente è stata riscontrata anche in Italia, dapprima nei cinghiali in Piemonte e in Liguria e, più recentemente, nel Lazio, nella zona di Roma. Il virus che causa la PSA è un Asfivirus appartenente alla famiglia Asfaviridae, un virus molto particolare che non stimola la formazione di anticorpi, ragione per cui non è stato possibile finora approntare un vaccino.
Il contagio avviene per contatto diretto tra animali infetti, o tramite la puntura di vettori, le zecche. La malattia si può però anche trasmettere in modo indiretto, per esempio attraverso attrezzature contaminate o la somministrazione ai maiali di scarti di cucina contenenti il virus. Nel sangue il virus resiste 4-5 giorni, e nell’ambiente esterno può sopravvivere anche fino a 100 giorni, per esempio all’interno dei salumi.
La diagnosi si effettua tramite diversi accertamenti e i sintomi principali sono: febbre, inappetenza, secrezione oculo-nasale e problemi respiratori, emorragie interne e da orecchie e fianchi, aborti spontanei.
I Paesi che non sono interessati dalla PSA possono effettuare la prevenzione mediante controlli e rispetto delle regole, mentre i Paesi infetti dovranno abbattere gli animali positivi ed effettuare pulizia e disinfezione dei locali.
La malattia può comportare ingenti danni alle produzioni zootecniche suine, sia per la mortalità, sia a causa dell’impedimento al commercio di suini e prodotti derivati che la presenza dell’infezione comporta. È quindi necessario che qualunque caso sospetto, sia riguardante i maiali che i cinghiali, venga segnalato alle Autorità Sanitarie, affinché procedano tempestivamente a eseguire i dovuti controlli.