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La coccidiosi nel cane e gatto

Malattie

Sanihelp.it – La coccidiosi è una patologia caratterizzata solitamente da un’invasione e distruzione acuta della mucosa intestinale ad opera di protozoi chiamati Coccidi. Sono organismi unicellulari, invisibili ad occhio nudo, appartenenti al genere Eimeria o Isospora e vivono all’interno delle cellule intestinali dei nostri animali.


Nel cane e nel gatto i coccidi maggiormente presenti appartengono al genere Isospora.

Questi organismi sono dei parassiti obbligati, cioè devono trascorrere tutto il loro ciclo vitale a spese di un animale ospite. Sono specie-specifici e quindi si possono riprodurre e svolgere il loro ciclo vitale all’interno di una sola specie.

La coccidiosi non appartiene alla famiglia delle zoonosi per cui è una malattia che non è trasmissibile all’uomo. Colpisce soprattutto soggetti molto giovani (2-4 mesi di età), quelli che non presentano un buono stato di salute e quelli allevati in scarse condizioni igieniche.

Le infezioni sono provocate dall’ingestione di oocisti infettive. Queste raggiungono l’ambiente con le feci di un ospite infetto. Il ciclo riproduttivo dei coccidi all’interno dell’intestino dell’ospite è abbastanza complesso: a livello dell’intestino, soprattutto intestino tenue (ileo), le oocisti liberano gli sporozoiti dotati di vivace movimento penetrano le cellule epiteliali della mucosa.

In questa prima fase, chiamata asessuata, si moltiplicano in modo smisurato all’interno delle cellule in cui sono entrati. È in questa fase che i coccidi, distruggendo le cellule dell’intestino per riprodursi, provocano dei danni all’ospite.

Poi alcuni coccidi, in risposta a stimoli che ancora oggi non sono ben chiari, evolvono sia in macrogametociti (femmine) sia in microgametociti (maschi).


Il macrogamete viene fecondato da un microgamente e dà origine alle oocisti che vengono poi espulse con le feci (fase sessuata del ciclo). Queste oocisti non sopravvivono bene a temperature inferiore a -30° C o superiori A 40° C ma all’interno di questo range possono sopravvivere fino ad 1 anno o più.

Le specie più diffuse nel gatto sono Isospora felis e Isospora rivolta entrambi facilmente identificabili nelle feci in base alla dimensione e alla forma delle oocisti, mentre il cane può essere infettato da quattro specie: Isospora canis, Isospora ohioensis, Isospora burrowsi e Isospora neorivolta. Nel cane soltanto Isospora canis può essere identificata in base alla struttura dell’oociste.

I sintomi clinici più comuni nei casi più gravi sono: diarrea (talvolta sanguinolenta), perdita di peso, disidratazione e in alcuni casi anche vomito. Di solito questa malattia si manifesta in associazione con altri agenti infettivi, immunosoppressione o stress.

La terapia delle coccidiosi consiste nella somministrazione di farmaci coccidiostatici che impediscono ai parassiti di moltiplicarsi nelle cellule intestinali. Questi farmaci sono rappresentati principalmente da sulfamidici come: la sulfadimetossina, il trimethoprim, il furazolidone, l’amprolium e la clortetraciclina. Il trattamento deve essere prolungato per circa due settimane.

Nel gatto il trattamento può non essere necessario in quanto eliminano spontaneamente l’infezione. se la malattia è visibile è possibile trattare l’animale con il timetroprim solfato (30-60 mg/kg/die per 6 giorni).

Nei canili per prevenire la malattia è efficace la somministrazione di amprolium. Nei casi più gravi, insieme a terapia reidratante, si usa la sulfadimetossina per circa 2-3 settimane.

Nei cani o gatti colpiti da vomito e diarrea sarebbe meglio evitare la somministrazione di cibo per 24–48 ore. Per il ripristino della funzionalità digestiva è consigliabile utilizzare alimenti con un’elevata digeribilità.

In questi casi l’igiene è molto importante, specialmente in canili e gattili o dove il numero di animali presenti è molto elevato. Bisogna rimuovere spesso le feci per evitare la contaminazione fecale di cibo e acqua, non bisogna somministrare carne cruda e deve essere applicato un piano di controllo per gli insetti.

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