Sanihelp.it – Ne soffrono anche i cani (e gli umani), ma nei gatti le affezioni alle basse vie urinarie costituiscono un problema comune.
I calcoli urinari, detti uroliti, possono avere una diversa composizione.
I più frequenti sono struvite, cioè fosfato di ammonio magnesiaco, e ossalato di calcio, ma possono essere presenti anche altre sostanze, seppure più raramente.
I maschi sono colpiti più frequentemente delle femmine, in particolare i gatti sterilizzati e/o in sovrappeso.
Nella maggior parte dei casi i calcoli sono localizzati a livello vescicale e uretrale, mentre le sedi renale e ureterale rappresentano evenienze piuttosto rare.
I sintomi possono essere diversi a seconda della localizzazione, del tipo e della dimensione degli uroliti presenti, e a volte il gatto può risultare addirittura asintomatico.
In genere si riscontrano ematuria (presenza di sangue nelle urine), disuria (minzione difficoltosa), stranguria (minzione dolorosa), pollachiuria (minzione frequente), dolorabilità addominale. A volte il proprietario riferisce la tendenza del gatto a urinare, con difficoltà, in luoghi inappropriati, come non aveva mai fatto in precedenza.
La diagnosi, che è di competenza del medico veterinario, si basa sull’anamnesi e sul quadro clinico, oltre ad analisi delle urine, del sangue, esame ecografico e radiografico.
La terapia può essere farmacologica o chirurgica.
Il veterinario potrà valutare se sia il caso di prescrivere antibiotici e/o antinfiammatori mentre, nel caso dei calcoli di struvite, potrà essere utile una dieta appositamente formulata per promuovere l’acidità urinaria, in quanto questo tipo di calcoli tende a formarsi in presenza di urina alcalina.
Se ciò non bastasse, esistono inoltre integratori specifici per acidificare l’urina, per esempio a base di ammonio cloruro e metionina.