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Un filo sospeso

Sanihelp.it – Il libro Un filo sospeso Edizioni San Paolo è un racconto in terza persona.


La protagonista è Emma, una giovane ragazza

La storia prende il via su un aereo di ritorno dal Brasile, quando Emma orna a vivere in Italia dopo quattro anni vissuti lontano.

Questi anni se li ricorda come i migliori della sua vita.

La vita in Italia è molto diversa, nelle abitudini, nelle amicizie e a scuola.

Prova in tutti i modi ad assomigliare alle adolescenti italiane e nascondere il suo passato in Brasile, ma con scarsi risultati.

I professori sono severi: se prendi brutti voti, a loro non importa e pensano che sia tu il problema.


Dopo alcuni mesi, Emma cade in una sorta di depressione.

Nessuno se ne accorge.

Non lo vuole dire a nessuno, tanto meno ai suoi genitori.

Non vuole farli preoccupare e pensa che loro tanto non possano farci nulla, non possono tornare in Brasile.

E così comincia a chiudersi in sé stessa ed a non essere più l’Emma allegra, serena e felice di qualche tempo prima. 

Sente il bisogno di avere qualcosa sotto controllo, dal momento che nulla sembra dipendere da lei: né i trasferimenti né la perdita di amicizie a lei care.

Decide quindi di controllare il proprio peso, è la cosa più facile da fare in quel momento.

Va avanti così per due anni, finché i genitori si rendono conto che la situazione è diventata grave e che Emma ha sviluppato anoressia nervosa.

Inizia così un percorso doloroso fatto di ricoveri, dottori, psicoterapia, mezze verità, rifiuti, pelle e ossa.

Fino al ricovero in una comunità a Bologna.

La rinascita non è facile ma, una mattina Emma realizza che non può andare avanti così.

Col tempo torna ad avere interessi, a socializzare, a ridere, a voler passare tempo con la sua famiglia.

Torna a vivere.

A sentire i sapori, a guardare il cibo come nutrimento, come piacere, e non come un nemico. 

Ha lottato per quattro lunghi anni con questa malattia infernale, ora può dire di esserne uscita, e in queste pagine racconta, a mo’ di diario, con il contributo della famiglia, degli amici e dei medici che l’hanno seguita, come è tornata ad amarsi, a sconfiggere un mostro che la stava divorando.

Perché lei non era, e non è, la sua malattia. 

Questa è la storia vera di Margherita, oggi ventunenne che in questo libro racconta gli anni della malattia, il rapporto con la famiglia e i ricoveri nelle strutture riabilitative.

Ora è studentessa a Madrid e desidera condividere la sua vittoria: «Ho scritto la mia esperienza per aiutare coloro che stanno vivendo la stessa situazione. I disturbi alimentari sono la conseguenza, non la causa del problema» dice. 

All’interno del libro è presente una lettera inedita della mamma e le pagine di diario scritte negli anni più duri. 

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