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Glaucoma: ancora sottodiagosticato

Sanihelp.it – Il glaucoma è una patologia che interessa oltre un milione e 200 mila italiani, anche se stime precise della malattia non sono facili da fare.


«Molti non sanno di soffrire di questa patologia, poiché non si sottopongono a controlli periodici del fondo oculare, della pressione dell'occhio e del campo visivo. Il glaucoma, purtroppo, non dà sintomi e quando si palesano è spesso troppo tardi. La visita da specialista è l'unico modo per verificare se vi sono segni della malattia e procedere dunque a ulteriori accertamenti. Altre soluzioni sono del tutto inefficaci. Si dice che un'elevata pressione oculare possa restituire un'indicazione abbastanza veritiera, tuttavia non è così. Anzi, affidarsi a questo parametro potrebbe essere persino fuorviante» spiega il professor Stefano Miglior, ordinario di Malattie dell'apparato visivo presso la Bicocca di Milano e presidente dell'Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma.

Si stima, infatti, che il 20-25% dei pazienti con glaucoma abbiano una pressione oculare nella norma. «È bene non lasciarsi condizionare da questo falso mito, ed eseguire dei controlli oculistici periodici che potrebbero evidenziare la malattia. Purtroppo, non esistono ancora test diagnostici adatti per un adeguato screening. Eseguire visite oculistiche annuali a partire dai 40 anni in su è l'unico modo per poter intervenire tempestivamente in caso di problemi. Questo argomento, assieme a tanti altri, sarà affrontato con i massimi studiosi nazionali e internazionali, nel corso dell'ottavo Congresso dell'Aisg in programma a Genova dal 13 al 15 marzo» puntualizza ancora il professor Miglior.

«La pressione oculare elevata, la miopia, la bassa pressione arteriosa e la familiarità sono i più importanti fattori di rischio di questa patologia. Tuttavia, chi è miope o chi ha casi di glaucoma in famiglia è più incline a farsi visitare da uno specialista perché sa di essere a rischio. Il problema riguarda il resto della popolazione che invece sottovaluta il pericolo e non si sottopone ai dovuti controlli. Spesso, ci si reca dall'oculista quando si sbatte contro una porta o si cade a terra per effetto di un campo visivo che va riducendosi. Ma, in questi casi, si arriva in ritardo e difficilmente si riesce a rallentare l'ulteriore evoluzione della malattia. Per questo occorre avviare una vera e propria campagna di sensibilizzazione per evitare conseguenze estreme come la cecità» sottolinea Michele Iester, ordinario di Malattie dell'apparato visivo presso l'Università di Genova.

La visita oculistica resta l'unico metodo efficace per rilevare in tempo il glaucoma e per poter mettere in atto tutte le possibili strategie terapeutiche per conservare un residuo funzionale adeguato a poter condurre una vita senza eccessivi problemi.

«Il 4% della popolazione oltre i 40 anni ha una pressione oculare elevata senza avere però alcun segno clinico della malattia. Alcuni studi condotti sia in USA che in Europa hanno evidenziato come solo il 10-15% di questi individui svilupperà un iniziale segno di glaucoma nell'arco di 5 anni dalla prima osservazione. Pertanto, solo una fetta di tali soggetti ricorrerà a una terapia ipotonizzante per prevenire lo sviluppo della malattia. Tuttavia, si tratta di un gruppo caratterizzato dai fattori predittivi più rilevanti, quali i livelli pressori oculari particolarmente elevati e lo spessore corneale più sottile della norma, un parametro che non ha nulla a che vedere col glaucoma, ma che contribuisce in modo significativo a sottostimare il valore della pressione oculare che viene rilevata con la tonometria», conclude il professor Luca Rossetti.

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