Sanihelp.it – L’osteoartrite (OA) è un lento processo degenerativo delle articolazioni caratterizzato da un deterioramento della cartilagine articolare e dalla produzione di osso neoformato a livello della superficie articolare.
L’OA felina può essere dovuta semplicemente alla vecchiaia, come accade nella maggior parte dei casi, oppure può essere secondaria a una patologia, come la displasia dell’anca.
È piuttosto difficile diagnosticarla, almeno all’inizio, in quanto i sintomi sono spesso generici, come una minore voglia di giocare o una ridotta agilità. Il comportamento del gatto può variare con tendenza a dormire di più e a eliminare le deiezioni fuori dalla lettiera, perché trova difficoltà a entrarci.
Una volta diagnosticata la malattia, di solito si ricorre agli antinfiammatori/antidolorifici, come per esempio il meloxicam. Oggi però c’è un (relativamente) nuovo farmaco, il frunevetmab. Si tratta di un anticorpo monoclonale felinizzato prodotto mediante tecnologia ricombinante in cellule ovariche di criceto cinese. Il prodotto si trova in commercio sotto forma di fiale, da conservare in frigorifero, e deve essere somministrato per via sottocutanea. La dose deve essere determinata dal veterinario in base al peso del gatto e si dà una volta al mese.
Per quanto tempo si può continuare con questa terapia? Dipende dalla risposta individuale del gatto: se non si osservano miglioramenti, è il caso di prendere in considerazione altri tipi di trattamento.
Negli studi clinici fino a tre mesi, la terapia con frunevetmab nei gatti con osteoartrite ha dimostrato un effetto favorevole sulla riduzione del dolore, tenendo in considerazione il tipo di vita dell’animale e l’attività fisica praticata.
A volte si possono manifestare effetti collaterali, più che altro reazioni cutanee come prurito, dermatiti e alopecia.
Il medicinale non è adatto a tutti, per esempio non può essere usato nei cuccioli, nei gatti sotto i 2,5 kg di peso, negli animali da riproduzione e in gravidanza e allattamento.