Sanihelp.it – L’effetto placebo è un meccanismo psicofisiologico sul quale i medici fanno spesso affidamento: l’essere convinti che assumere un particolare farmaco farà guarire può avere effetti benefici anche a prescindere dall’azione del suo principio attivo.
Per capire come sfruttarlo al meglio in campo terapeutico e come evitare la sua controparte negativa, l’effetto nocebo, è nato PANACEA, un nuovo progetto Erasmus+ coordinato dall’Università di Bologna.
L’effetto placebo è attivato da un insieme di complessi meccanismi che vengono innescati quando un paziente riceve una terapia rispetto alla quale ha fiducia e aspettative positive; l’effetto nocebo avviene invece come conseguenza di aspettative e convinzioni negative, che possono diminuire l’efficacia delle terapie o attivare effetti collaterali.
Entrambi questi effetti coinvolgono una serie di elementi diversi che vanno tenuti in considerazione: le conoscenze, le esperienze pregresse, le aspettative e i bisogni del malato, il contesto ambientale e clinico, il tipo di relazione tra medico e paziente.
Un’indagine del 2012 ha rivelato che oltre l’88% dei medici di medicina generale prescrive anche farmaci placebo per i suoi pazienti.
Questa pratica è però spesso messa in atto senza una conoscenza approfondita del fenomeno, sottovalutando i potenziali effetti negativi a lungo termine.
Un esempio è la diffusione della resistenza agli antibiotici causata dall’abuso di questi farmaci, che spesso vengono prescritti come placebo impuro, senza che ci sia certezza di infezioni batteriche.
Conoscere a fondo i meccanismi alla base dell’effetto placebo può invece portare a molti vantaggi nella pratica clinica, ad esempio rafforzare l’azione di un farmaco o riconsiderarne il dosaggio.
E l’effetto placebo può essere uno strumento utile anche in situazioni in cui non esiste un trattamento efficace per una patologia.
Dall’altro lato, l'effetto nocebo può portare a conseguenze dannose per i pazienti che, con una formazione adeguata, possono essere minimizzate.
«Oggi, studenti e giovani medici affrontano il tema dell’effetto placebo solo come strumento per il controllo dell’efficacia di una terapia, e al tempo stesso non vengono formati in modo adeguato sull'importanza di riconoscere e mitigare possibili effetti nocebo», spiega Katia Mattarozzi, professoressa al Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto.
«È quindi necessaria una formazione più approfondita su questo tema: servono raccomandazioni basate su solide evidenze scientifiche per arrivare, nella pratica clinica, ad utilizzare in modo etico ed efficace il placebo e al tempo stesso a saper riconoscere e mitigare gli effetti nocebo».
Obiettivo di PANACEA è allora arrivare a linee guida e raccomandazioni condivise a livello europeo sull’utilizzo dell’effetto placebo in campo terapeutico e la mitigazione degli effetti nocebo. Non solo: sarà anche messo a punto un programma formativo su questi temi pensato per essere adottato nei corsi universitari di medicina di tutta Europa.
«Con questo progetto vogliamo arrivare a ideare un percorso innovativo per studenti e giovani medici, ricercatori e operatori sanitari, che possa promuovere la conoscenza dei meccanismi alla base degli effetti placebo e nocebo e fornire quindi indicazioni e riscontri sul loro utilizzo nella pratica clinica» dice ancora Mattarozzi. «Si tratta di un’iniziativa che potrebbe avere un importante impatto in Europa a livello medico, didattico e scientifico, sia a breve che lungo termine».