Sanihelp.it – Si è da poco concluso l’ultimo Congresso della Società Europea di Contraccezione, che è stata l’occasione anche per analizzare le difficoltà riscontrate dalle donne, durante la pandemia, nell’accedere ai metodi di contraccezione: in Italia, ad esempio, si è assistito ad una diminuzione del 54% negli esami ginecologici, a un calo del 34% dei nuovi trattamenti e a circa 130.000 cicli contraccettivi in meno.
Sono stati anche messi a fuoco i fattori che possono limitare le scelte delle donne in merito alla propria salute riproduttiva, in particolare: la mancanza di informazioni e consapevolezza della gestione della propria fertilità; la difficoltà nell’organizzare un consulto con il medico (per esempio per difficoltà negli spostamenti, nell’ assentarsi dal lavoro o anche nel conciliare il tutto con la cura dei figli); la difficoltà di accesso a servizi potenzialmente distanti e con brevi orari di apertura, dove potrebbero essere disponibili soltanto alcuni metodi contraccettivi.
Se è importante che le scelte in merito alla propria fertilità siano determinate dalle donne stesse, è necessario che esse siano supportate non solo nella scelta del metodo contraccettivo per sé più adatto ma anche nell’accesso a tale metodo. A tal proposito la dottoressa Michelle Cooper, consulente in ginecologia e salute sessuale, ha esposto la situazione nel Regno Unito dove, da luglio 2021, la pillola contraccettiva a base di solo progestinico (Progesteron-Only Pill, POP) è acquistabile direttamente in farmacia previa consultazione con il farmacista, ma senza obbligo di prescrizione, aumentando le opzioni di scelta sulle modalità di accesso alla contraccezione.
In Italia al momento questa opzione non è prevista, ma potrebbe essere presa in considerazione. «Favorire la possibilità delle donne di accedere ad un metodo contraccettivo sicuro ed efficace con il supporto del farmacista è un importante passo avanti, soprattutto in un periodo come questo dove abbiamo incontrato più difficoltà nell’erogare visite specialistiche» ha infatti commentato la professoressa Rossella Nappi, docente dell’Università di Pavia e membro del direttivo della Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica (ISGE). «Il confronto con il medico resta fondamentale per una discussione approfondita sulle scelte in tema di salute riproduttiva a lungo termine, ma non avere l’obbligo di prescrizione nell’uso della POP può aiutare, anche in Italia, tutte le donne nella gestione della propria fertilità con maggior consapevolezza in caso di bisogno immediato».