Sanihelp.it – «A quasi quarant’anni, ho scoperto il tennis. E con la racchetta è stato amore a prima vista. Di fronte a qualcosa che mi appassiona mi butto a capofitto, senza risparmiarmi. Così è stato anche con il tennis: mi entusiasmava correre sul campo armata di racchetta e ho messo da parte ogni forma di prudenza» racconta Giuliana De Sio in una recente intervista a Ok salute e benessere.
L’attrice non ha dato ascolto all’istruttore che le aveva consigliato di iniziare gradualmente l’attività sportiva mai intrapresa e si è dedicata al tennis praticamente tutti i giorni, prima o dopo gli impegni di lavoro. E neppure i primi dolori al braccio l’hanno impensierita: «Soltanto quando quella sofferenza è diventata veramente insopportabile, al punto da impedirmi anche di portare alla bocca la tazzina del caffè, ho deciso di sottopormi a una visita specialistica. Al chirurgo ortopedico è bastato tastarmi il gomito e constatare il dolore che mi provocava per diagnosticarmi senza il minimo dubbio un’epicondilite in fase acuta. E mi ha prescritto una terapia basata su infiltrazioni di cortisone, allo scopo di attenuare quei dolori ormai acutissimi».
La cura funzionava, ma proprio per questo Giuliana De Sio ha continuato a giocare, contribuendo ad aggravare il gomito del tennista, tanto che neppure laserterapia, onde d’urto, antidolorifici e antinfiammatori sono più riusciti a sortire effetti benefici.
«Alla fine ho capito: dovevo rassegnarmi. Mettere da parte l’impazienza e scordarmi il tennis per tutto il tempo che fosse stato necessario. Ho appeso la racchetta al chiodo per quasi quattro anni e mi sono fermata del tutto, evitando ogni genere di movimento che richiedesse anche solo il minimo sforzo» ha ammesso l’artista. «Soltanto quando il dolore è scomparso completamente, senza lasciare più alcuno strascico, ho ripreso a giocare. Limitandomi, però, a una o due volte alla settimana, per un’oretta o poco più».