Sanihelp.it – La riflessologia plantare è una pratica che, nella storia, è passata da momenti di fulgore ad altri di oblio. Conosciuta già in Egitto nel 2330 a.C., è stata utilizzata da Maya, Incas e indiani d’America, nonché in Cina e in India. Nell’età moderna ha conosciuto una discreta diffusione in America negli anni ’20 e in Europa negli anni ’60.
Al giorno d’oggi, però, deve farsi strada tra numerose e valide pratiche come lo shatsu e l’ayurveda, ma soprattutto deve riconquistarsi la fiducia di un pubblico che l’ha vista spesso in mani inadatte o utilizzata da persone di pochi scrupoli che l’hanno fatta passare per pratica esoterica.
La riflessologia non è magia, i suoi operatori non hanno doti soprannaturali, essa è solo un’arte e va svolta da mani esperte e sensibili. In cosa consiste? Paragonando i piedi a una tastiera, il riflessologo è l’operatore che digita su di essa: ogni punto o zona corrisponde a un organo o a un apparato. Il cervello del paziente registrerà l’impulso e andrà a controllare se a livello di quell’organo o di quell’apparato c’è qualcosa che non va, e se così è provvederà a disporre l’autoguarigione.
La riflessologia è un’eccellente mezzo di prevenzione, può coadiuvare terapie mediche, aiuta a combattere lo stress psico-fisico, è utile nei disturbi psicosomatici, nelle patologie artrosiche, reumatiche, allergiche, infiammatorie, infertilità….
Controindicazioni assolute:ictus, infarto, tromboflebiti, primi tre mesi di gravidanza.
In alcuni casi il riflessologo può avvalersi di tecniche collaterali quali digitopressione, auricoloterapia, riflessologia della mano e del capo.
Diffidate però da chi propone false speranze di guarigione, e da chi vi alleggerisce il portafoglio: una seduta base di circa 30 minuti può valere € 27-30, e non deve mai essere inutilmente dolorosa.