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Cura ormonale sostitutiva: una ricerca per fare chiarezza

Sanihelp.it – Controversie, tesi opposte, insomma liti e confusioni accompagnano da anni le terapie ormonali sostitutive; fatto sta che fino a un paio di anni fa milioni di donne italiane in menopausa ricorrevano, sotto il consiglio del proprio medico, a queste terapie.


Dal 2002 però migliaia di donne hanno deciso di abbandonare queste cure per i dubbi che sono stati sollevati: aumento delle probabilità di tumore al seno, infarti e ictus. Sono tutte tesi da dimostrare e che ancora non hanno una base scientifica solida.

Per tutte queste ragioni parte un nuovo studio che tenta di fare un po’ di chiarezza. Verrà guidato dal direttore del dipartimento di medicina preventiva di Harvard, Joann Manson e si propone di chiarire alcuni quesiti aperti specialmente per quanto riguarda gli effetti delle terapie sulle donne più giovani, ossia quelle appena entrate in menopausa.

I ricercatori seguiranno con attenzione la salute di 720 donne in otto grandi centri clinici degli Stati Uniti per cinque anni: tutte le signore tra i 40 e 55 anni dovranno rispondere a un requisito preciso. Ovvero devono aver avuto il loro ultimo ciclo mestruale tra i sei mesi e i tre anni precedenti all’avvio del test.

Secondo Manson ci sono buone speranze che si scopra che i trattamenti a base di estrogeni e progesterone aiutano in realtà le donne più giovani creando un effetto protettivo in particolare sulla salute delle arterie e del sistema cardiocircolatorio.

Scopo del test è anche quello di confrontare gli effetti dell’assunzione di ormoni tramite pillole o tramite cerotti cutanei.

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