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Preeclampsia e vitamine: contrordine degli esperti

Sanihelp.it – La preeclampsia è una complicazione della gravidanza che si manifesta con l’innalzamento della pressione sanguigna e gonfiore (edema) degli arti inferiori. Colpisce in genere una donna su dieci nella prima gravidanza. Se non curata, la preeclampsia può degenerare in eclampsia; una condizione che può mettere in pericolo la vita della gravida e che può generare convulsioni durante l’ultima fase della gravidanza o nella prima settimana dopo il parto.


L’unico modo attualmente utilizzato per evitare o per curare questa malattia è il parto elettivo del feto.

Ma qualche tempo fa si era avanzata l'ipotesi, decisamente incoraggiante, che una dieta a base di alimenti ricchi di vitamina C, o l’uso d’integratori di questa sostanza durante la gravidanza, potessero diminuire il rischio di incorrere in questa pericolosa patologia gravidica.
Quest'ipotesi era stata avanzata sulla base della constatazione che la preeclampsia è causata dal processo ossidativo dei vasi sanguigni che avviene quando composti dannosi, noti come radicali liberi, vengono rilasciati in circolo durante le comuni funzioni corporee. Essendo la vitamina C un antiossidante, i ricercatori sostenevano che il suo incremento potesse aiutare a combattere i danni del processo ossidativo.

Gli studiosi avevano esaminato le diete di 109 donne affette da preeclampsia e di 259 donne sane, prima e durante la gravidanza. Secondo la relazione pubblicata sulla rivista Epidemiology, nelle donne che avevano consumato meno di 85 milligrammi di vitamina C al giorno (apporto raccomandato giornalmente per gli adulti, da incrementare per le donne in gravidanza) la diagnosi di preeclampsia era esattamente nel doppio rispetto alle altre gravide.
I ricercatori avevano definito biologicamente plausibili i risultati dei loro studi dimostrando una diminuzione del rischio di malattie croniche (incluse le malattie del cuore) causate dal processo ossidativo, grazie al maggior consumo di frutta e verdura.

Tuttavia lo studio presentava alcune lacune, quali le relazioni fatte dalle pazienti sulle quantità di cibo assunte, che non sempre sono completamente affidabili basandosi sui ricordi personali delle donne. Altro appunto: durante la ricerca gli studiosi hanno rilevato la misura dell'acido ascorbico solo una volta.

Inoltre gli ultimi studi hanno ribaltato questa ipotesi, ritenendola assoutamente non valida.

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