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Aviaria: la situazione attuale

Sanihelp.it – Dopo i recenti ritrovamenti su suolo italiano di uccelli selvatici infetti dal virus H5N1, l’unità di crisi Influenza Aviaria del Ministero della Salute ha diffuso un documento per chiarire a tutti i cittadini i termini e la portata del fenomeno.


«Il rischio di influenza aviaria», si legge nella nota, «è attualmente confinato ai volatili selvatici. Fintanto che l’infezione rimane confinata all’ambiente selvatico, la possibilità di diffusione alle specie domestiche e quindi i rischi per l’uomo risultano assenti. Nel mondo non sono segnalati casi di malattia umana derivanti dal contatto con uccelli selvatici».

Per evitare possibili contagi esiste un sistema di sorveglianza, che prevede i seguenti livelli di intervento:

  • autocontrollo da parte degli allevatori mediante la consulenza di veterinari liberi professionisti
  • controllo da parte dei Servizi Veterinari delle ASL che verificano le attività di autocontrollo e effettuano dei controlli autonomamente
  • nei casi di accertamento di positività vengono attivate drastiche misure con l’estinzione dei focolai infetti

  • lo Stato provvede al rimborso dei danni subiti dagli allevatori

Il Ministero della Salute ha inoltre precisato che il consumo di uova e carni avicole cotte non comporta alcun rischio di trasmissione dell’infezione all’uomo.

Le carni di pollame sono sicure, provengono da allevamenti che sono sottoposti al controllo veterinario e tutti i volatili, prima di essere macellati, vengono sottoposti a visita sanitaria da parte di un veterinario della Azienda sanitaria locale.

Dopo la macellazione le carni sono sottoposte a controllo del veterinario del macello che, anche in questo caso, in presenza del semplice sospetto di malattia, provvede agli accertamenti necessari a tutela della salute pubblica.

A conferma di questo processo vengono apposti sulle carni un bollo sanitario e un’etichetta che consentono al consumatore di conoscerne la provenienza.

L’allarmismo che si è creato nelle ultime settimane tra l’opinione pubblica, quindi, è del tutto infondato: i casi di contagio umano registrati in alcuni paesi asiatici sono dovuti a condizioni di estrema promiscuità uomo/animale e di condizioni igieniche particolarmente precarie, che non sono presenti nel nostro paese.

Per fare ulteriore chiarezza, l’Unità di crisi ha diffuso un elenco delle specie di uccelli acquatici che rappresentano un potenziale rischio. Sono l’oca lombardella, l’oca granaiola, il germano reale, la canapiglia, il codone, la moretta, la pavoncella, il combattente, il gabbiano comune, la gavina e il cigno.

Nel caso di rinvenimento di uno di questi animali morto o malato, bisogna evitare di toccarlo e chiedere l’intervento dei Servizi Veterinari delle ASL o dei Vigili del Fuoco. In caso di contatto, per evitare rischi basterà comunque lavare accuratamente le parti del corpo toccate e gli indumenti o gli oggetti potenzialmente contaminati.

Infine, a scanso di equivoci, ricordiamo che i piccioni e gli altri piccoli uccelli che vivono nelle città non possono essere portatori del virus H5N1, quindi non è necessaria alcuna forma di particolare attenzione.

Per qualsiasi altra informazione, presso il Ministero della Salute è attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 20.00, il numero verde 1500.

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