Sanihelp.it – L’epilessia è una malattia ancora poco conosciuta, nonostante sia molto diffusa: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità interessa circa l’1% della popolazione mondiale. In Italia le persone affette da epilessia sono circa 500.000.
Il gruppo di ricercatori del dipartimento di Fisiologia e Farmacologia dell’Università La Sapienza di Roma coordinati dal professor Fabrizio Eusebi, in collaborazione con il centro di Neurochirurgia Neuromed in Molise e l’Università di Camerino, ha studiato una particolare forma di epilessia, quella del lobo temporale, resistente a ogni cura farmacologica.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Science), organo ufficiale dell’Accademia nazionale delle scienze Usa.
Per la prima volta le sostanze di nuova sintesi, derivate da un neuromodulatore (l’adenosina), sono state testate sui tessuti cerebrali dell’uomo coinvolti dalla malattia, prelevati durante gli interventi chirurgici. Infatti nei pazienti affetti da epilessia farmacoresistente l’unica terapia in grado di produrre effetti benefici è la rimozione chirurgica delle parti del cervello danneggiate.
I ricercatori hanno isolato nei tessuti malati i recettori per il GABA, un neurotrasmettitore inibitorio che nei pazienti epilettici è meno efficace. I recettori sono stati trapiantati in ovociti della rana Xenopus. Si è scoperto che bloccando, tramite le sostanze di nuova sintesi, particolari proteine che si trovano sulle cellule nervose, il sistema inibitorio aumenta la sua efficacia quando è sottoposto a intensa attività nervosa come nell’attacco epilettico.
Questo studio è rilevante per lo sviluppo di nuove terapie farmacologiche per i pazienti che hanno come unica aspettativa di guarigione l’intervento chirurgico.
Le sostanze di nuova sintesi si sono dimostrate efficaci sia nelle epilessie di pazienti adulti che nelle forme pediatriche.