Sanihelp.it – Ancora assai utilizzate nella produzione industriale, le nocciole rientrano però nella categoria dei frutti dimenticati in quanto a diffusione e coltivazione familiare. Un tempo, infatti, era abitudine comunissima andare a raccogliere le nocciole nei boschi o nei campi vicino a casa, sempre popolati di noccioli rigogliosi.
In questo modo tutti, grandi e piccini, conoscevano questo frutto con cupola verde, guscio duro e seme polposo dolce, da consumarsi allo stato fresco e secco o tostato da tavola.
Oggi invece, generalmente ci si limita ad acquistare al supermercato, magari già sgusciate.
A livello nutrizionale, come tutta la frutta secca, le nocciole sono un alimento molto ricco di grassi. Di questi, la maggior parte sono monoinsaturi.
Esse rappresentano quindi una fonte di grassi “buoni”, anche se non apportano una quantità significativa di grassi essenziali, al contrario di altri tipi di frutta secca come le noci.
Le nocciole sono, dopo le mandorle, anche il tipo di frutta secca che contiene la quantità maggiore di vitamina E. Inoltre sono un’ottima fonte di fitosteroli, sostanze ritenute importanti nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. A conferma di ciò, uno studio recente ha dimostrato che un consumo regolare di nocciole è in grado di abbassare i livelli di colesterolo LDL e trigliceridi.
L’unica controindicazione? Essendo una fonte di grassi, le nocciole hanno un potere saziante piuttosto basso, e quindi è opportuno assumerne quantità controllate. Anche se, come si suol dire, “una tira l’altra”…
Va detto che delle nocciole si possono fare anche altri usi: in cucina per ripieni e salse, nell’uso esterno per produrre una pasta che rende la pelle liscia, mentre l’olio genera creme emollienti e nutrienti per pelli secche ed avvizzite.