Sanihelp.it – Sono online su Nature Genetics i risultati di due grandi studi internazionali focalizzati sulle cause genetiche della malattia coronarica. I due studi hanno identificato 17 nuove varianti genetiche associate a un aumento del rischio di infarto, che non si sapevano coinvolte nello sviluppo della malattia coronarica.
È stato, inoltre, confermato che allo sviluppo della malattia concorrono molti geni con un piccolo effetto, piuttosto che pochi geni con un grosso effetto. La genetica ha un ruolo circoscritto nello sviluppo della malattia coronarica, si stima che non più del 20% del rischio sia a essa direttamente imputabile, ma è sicuramente l’interazione tra i geni e l’ambiente a giocare un forte ruolo.
I due studi hanno utilizzato un’enorme massa di dati analizzando il DNA di più di 210.000 persone di origine europea e asiatica, delle quali più di 85.000 affetti da malattia coronarica: paragonando il DNA delle persone con la malattia con quello delle persone senza la malattia coronarica, i ricercatori sono stati in grado di raddoppiare il numero di varianti genetiche che erano conosciute fino a oggi come associate alla malattia coronarica.
Il controllo degli altri fattori di rischio già noti per l’infarto è sicuramente il modo più corretto per prevenirne i danni (il diabete, il colesterolo elevato, la pressione alta, il fumo, l’obesità, la mancanza di esercizio fisico, l’avere già avuto un attacco, l’avanzare dell’età, una storia familiare di malattia coronarica precoce). D’altra parte molti di questi fattori di rischio hanno a loro volta una componente genetica su cui la ricerca ha ancora molto da dire.
Le malattie cardiache sono la prima causa di morte e, solo in Italia, le persone colpite da un infarto ogni anno sono circa 150.000.