Sanihelp.it – Qualche mese fa ad annunciare la propria doppia mastectomia preventiva, ossia l’asportazione delle due ghiandole mammarie per evitare la comparsa di un tumore al seno, era stata Sharon Osbourne, moglie di Ozzy, storico leader dei Black Sabbath. Ma l’operazione non ha avuto neppure lontanamente l’eco di quella cui si è sottoposta Angelina Jolie, per quanto sia la stessa.
Certamente Angelina è più famosa, più giovane ed è una sex symbol a livello mondiale, tutti aspetti che hanno giocato un ruolo importante nel concentrare l’attenzione mediatica su questa notizia. E ora sembra che la star voglia sottoporsi anche alla cosiddetta annessiectomia profilattica, ossia l’asportazione preventiva delle ovaie. Il gene mutato di cui la Jolie è portatrice e che avrebbe alzato il suo rischio di tumore al seno all’87%, infatti, è collegato anche a una maggiore probabilità di tumore alle ovaie che, nel caso dell’attrice, sarebbe del 50%.
Secondo i bene informati la Jolie potrebbe addirittura essersi già fatta operare in questi giorni, anche se i medici le hanno suggerito di aspettare, per questo intervento, il superamento dei 40 anni. Se così fosse, la star hollywoodiana non potrà più avere figli, anche se può già contare su con sei pargoli, di cui tre adottivi.
Difficile e probabilmente ingiusto esprimere un giudizio sulle scelte personali dell’attrice, perché anche lei, come ogni altra donna nelle sue condizioni, avrà maturato la propria decisione non in maniera leggera, ponderando pro e contro con l’aiuto dei migliori specialisti.
Quel che certamente si può dire e che le sue scelte e soprattutto la sua testimonianza stanno contribuendo ad affrontare una tematica troppo spesso taciuta anche nel nostro paese, permettendo quanto meno una maggiore diffusione di informazioni sull’argomento, contribuendo a sollevare il velo sul delicato e fragile mondo delle donne ad alto rischio genetico, di tumore al seno, divise tra la scelta di un intervento radicale, come quello cui ha optato la compagna di Brad Pitt, o la via conservativa di una stretta sorveglianza diagnostica, ma che non sempre sono adeguatamente informate sui percorsi da seguire.